Da Palermo in linea Germano Scargiali

di Germano Scargiali

megaporto[1].JPGLa genesi contrastata dei porti turistici non poteva non coinvolgere il porto di Lipari. La “cosiddetta “capitale” dell’arcipelago eoliano conta su un’amministrazione comunale che copre anche Vulcano, Panarea, Stromboli, Alicudi e Filicudi. Ma soprattutto è il crogiuolo della complessa civiltà che ha coinvolto le “sette ninfee” sin dalla preistoria.

Solitamente chi scrive queste righe, dalla sempre lontana Sicilia –povera di strutture – tende dalla parte della realizzazione dei porti. Ma, in questo caso, occorre dire che qualche perplessità sorge spontanea. Siamo davanti ad un progetto sostenuto a viso aperto dal ministro Stefania Prestigiacomo e sottoscritto da una società di gran nome come Condotte d’acqua. Come sempre accade, la costruzione del porto ha diviso in due l’ambiente locale in favorevoli e contrari.

Ma andiamo con ordine.  La “Lipari Porto Spa”, costituita al 70 per cento da Condotte d’Acqua e al 30 dal Comune di Lipari, è l’impresa che è pronta a realizzare l’opera e a gestirla per 50 anni. La nuova società ha illustrato il piano in un paio d’occasioni e modificato il progetto su richiesta dell’Unesco.

La Lipari Porto offre oltre 130 milioni di investimento per i cinque progetti per la “rifunzionalizzazione e riqualificazione” delle strutture e delle infrastrutture portuali ed ha, ovviamente, al proprio fianco il sindaco Alessandro Bruno, che ha ribadito il proprio sì, anche di recente. Così come ha fatto nelle scorse settimane il consigliere comunale Lelio Finocchiaro, anche se in modo interlocutorio, rendendo pubblico quello che ha definito un “glossario delle imprecisioni” attorno al progetto del nuovo porto.

In effetti, un sistema d’approdo consistente è ciò che alle Eolie si attende da tempo e il progetto offre gratis alla marineria locale più posti barca di quanto non sembri avere bisogno. Realizza, inoltre, tanti nuovi parcheggi ed anche una nuova croisette da e per Pignataro, dove troveranno posto un centro di talassoterapia e “box commerciali”.

Occorre, però, considerare preliminarmente che tutte queste opere insistono su quello che oggi si definisce un water front, il cui patrimonio storico archeologico assieme alla stessa memoria estetica rivestono inestimabile valore. Per quanto tanta parte delle bellezze della Sicilia e anche delle Eolie renda economicamente troppo poco, proprio in conseguenza della carenza di strutture per la relativa fruizione, un’opera così vasta lascia perplessi. Correrebbe da Marina Corta attraverso l’acropoli e Sottomonastero fino al Pignataro e occluderebbe la vista della linea dell’orizzonte e quella della costa a chi giunge dal mare. Si fa polemica sull’altezza del molo foraneo cioè mt 2,30 dal piano di calpestio e oltre 3 mt dal mare, ma non è questo il problema…

Il sindaco Bruno ne ha fatto una bandiera sin dalla campagna elettorale e Lelio Finocchiaro, che ne sostiene le ragioni, porta gli argomenti che tante volte agitiamo sul richiamo di nuovi turisti facoltosi, sul muoversi di un volano che rischia di fermarsi (aumentano gli hotel, non i turisti), ma c’è chi la pensa diversamente. Frattanto, con occhio alla reale consistenza del progetto, così come è stato modificato, si avrebbero in realtà tre porti turistici, così come in nuce è sempre stato: Marina Corta, dove nella salita verrebbe realizzato un grande magazzino a disposizione dei pescatori, Marina Lunga con altri pontili e Pignataro, il più grande. Mentre Sottomonastero sarebbe destinato alla navigazione commerciale.

Ma la contestazione al progetto è culminata di recente in una interrogazione del senatore Udc Gianpiero D’Alia :  “In particolare – spiega D’Alia – preoccupano i riflessi negativi di una speculazione immobiliare, che prevede la costruzione di numerosi e sovradimensionati immobili in aree demaniali. Non esiste poi un accordo di programma sottoposto al parere preventivo del Consiglio Comunale, che è organo delegato alla programmazione urbanistica”.

Secondo il senatore dello scudo crociato, “appare inaccettabile la scelta di affidare ad una società a stragrande maggioranza privata la gestione di aree demaniali adibite a servizi pubblici, così pure la paventata possibilità di affidare alla stessa società solo le aree corrispondenti ai porti turistici. Sembra, infatti, un modo per eludere le più elementari norme di libera concorrenza. Mancano anche adeguate garanzie, sostituite da fumose dichiarazioni di intento da parte dell’amministrazione comunale in carica, per le categorie che già operano nelle stesse aree interessate (pescatori o operatori titolari di regolari concessioni demaniali per la gestione di pontili per l’attracco dei natanti)”.

A rincarare la dose si è aggiunto l’intervento del dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente dell’assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia, che ha invitato il Comune di Lipari …a non procedere alla concessione delle aree e degli specchi acquei interessati dal progetto preliminare, in quanto, in assenza di un Accordo di Programma, non sussisterebbero i presupposti e inoltre un eventuale affidamento a terzi – e non al Comune proponente – della gestione delle aree demaniali corrispondenti ai soli porti turistici, appare di difficile inquadramento sotto il profilo della legittimità, perché può alterare la par condicio, in quanto, secondo le procedure derogatorie di cui alla legge regionale n. 3 del 2009, non potrebbero astrattamente avere come beneficiari soggetti terzi diversi dall’ente locale.

In conclusione, tuttavia, nel piccolo quanto famoso arcipelago, dove il maggior problema turistico rimane la lontananza di un aeroporto (non è stata mai concessa neppure un’aviosuperficie ed occorre atterrare a Reggio Calabria o Catania), a Lipari per destagionalizzare, si rischia comunque che …tutto resti com’è. 

Da Palermo in linea Germano Scargialiultima modifica: 2011-02-16T07:52:00+01:00da leonedilipari
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