Da Padova in linea Antonio Famularo. Appunti di viaggio

afamularo1.jpgdi Antonio Famularo

Cara Euterpe, tornare a Salina è un po’ come tornare ‘a casa’, vuoi perché mio padre, Peppino, era di Pollara e in quel minuscolo borgo vi ho trascorso la mia infanzia e una parte dei miei anni giovanili, vuoi perché è lì che riesco ancora, indisturbato, ad ascoltarmi, a stare in sintonia con me stesso e a gustarmi le acque tranquille del mio umore e del mio equilibrio interiore. Salina, dunque… Vi arrivo un Sabato agostano trascorrendovi gran parte della giornata, rivisitando luoghi indimenticabili e rivedendo vecchie care conoscenze. 

A Santa Marina è sempre un piacere passeggiare lungo la Via Risorgimento e una delizia per gli occhi constatare che tanti edifici sono stati restaurati; gustarsi lo ‘struscio’ della gente e la voglia di vivere dimenticandosi della ‘crisi e della precarietà di tutto’ perchè…Siamo in vacanza, mia Bellezza, e che… Vacanza sia! Giunto a Lingua ho la consapevolezza di trovarmi in uno degli angoli più belli dell’arcipelago eoliano; mi aggiro tra le case di mare ed esamino con interesse artistico le loro architetture, i colori vivi dei gozzi che popolano la spiaggia, la gente che si abbronza o che fa il bagno in acque limpide e cristalline. Proseguo nella mia piacevole passeggiata e vado al laghetto dell’antica salina: immerso tra effluvi salmastri la colgo e l’abbraccio con lo sguardo rimanendo affascinato da tanta bellezza; penso alle volte che l’ho ritratta, descritta o decantata in alcune canzoni, ispiratrice di immagini o leggende fantasiose, come quella di una Donna dai capelli argentati che di notte, al chiarore lunare, discendeva nelle acque del lago e vi si bagnava con la sua pelle nuda, per scomparire un pò prima dell’alba…

O di un Pierrot che vi andava a danzare, sotto un tetto di stelle, al ritmo di una chitarra battente, trilli di flauto e mandolino e il canto immemore di una voce femminile…  Sono immerso in un’atmosfera suggestiva, mia Musa, sospesa tra il sogno e la realtà, e per un momento non discerno il loro confine. Decido di percorrere il perimetro del lago e mi dirigo verso il faro, in una stradina di sabbia e atavici sassi smussati. Dai confini del sogno, o della Poesia, torno alla realtà: quel Faro immortalato sullo sfondo di tante immagini artistiche e fotografie suggestive, oltre allo stato di abbandono esterno (per certi versi comprensibile vista la sua ubicazione ed esposizione agli agenti atmosferici meteo-marini), all’interno è una vera e propria discarica, un ripostiglio o un ricettacolo di vecchie e fatiscenti masserizie, che lo deturpano e lo rendono infrequentabile e turisticamente improponibile! Una vera offesa al decoro urbano e ambientale!

Sono un uomo di mondo, Mia Cara, e so come vanno certe cose: le cause vanno sempre ricercate altrove… Mentre completo il perimetro e raggiungo la strada (molto bella!) che mi riconduce al porto, penso che valorizzando quel Faro se ne potrebbe fare una Stazione Meteorologica, con una ‘Sezione’ sulla fauna e la flora marina tipicamente del mare eoliano, proponibile al turismo e come ‘offerta formativa’ per le visite scolastiche. Nella piazzetta, seduto in un bar, mi sono gustato una buonissima granita ai gelsi e una generosa brioche, concedendomi una rilassante pausa. Ripensando alle innumerevoli immagini artistiche del profilo del  Faro (anche con incredibili tramonti, che personalmente non amo), ma, paradossalmente,allo stato di trascuratezza, fatiscente soprattutto nei suoi ‘arredi’ interni (un’autentico sberleffo di pessimo gusto alle tante immagini patinate che affollano i media e social network) mi sono ricordato di un altro paradosso, incredibile, inspiegabile, sicuramente più evidente di quello relativo al Faro di Lingua, che per la sua ubicazione merita di essere visitato e nelle cui acque antistanti concedersi anche un bagno e momenti di vero relax, come ho fatto  io (indipendentemente dallo stato pessimo in cui si trova, e che costituisce comunque un brutto biglietto da visita per il turista più attento, che nei suoi viaggi ricerca anche la cultura e la memoria storica dei luoghi ricercati e visitati). 

Bene, mia Diletta Euterpe, davanti a quella granita ai gelsi pensavo dunque a un paradosso e, per certi versi, anche esilarante: alcuni anni fa, in occasione di una gita scolastica a Venezia, abbiamo visitato l’incantevole e sfarzoso  Palazzo Ducale. La  giovane Guida. (sobria nell’eleganza e nei modi e brillante nell’eloquio) ci fece visitare, tra l’altro, le prigioni e la cella dove era stato rinchiuso Casanova facendoci attraversare (internamente) il famoso “ponte dei sospiri” tramite il quale, al tempo dei Dogi e della Serenissima, i condannati, ‘sospirando’, venivano condotti alle ‘Segrete’, dove nelle celle situate più in basso si poteva finire (pure nel senso di ‘morire’) anche con l’acqua alla gola (letteralmente) a causa dell’alta marea. La Guida ci spiegava, con toni esilaranti, che “ogni anno migliaia di ‘sposini in luna di miele’ vengono a farsi le foto-ricordo con ‘il ponte dei sospiri’ sullo sfondo, ignorando o non tenendo conto che da quel ponte vi passavano, sospirando, i condannati al carcere duro!… A meno che non si voglia paragonare il matrimonio ad un ‘carcere’, con i ‘sospiri’ e ‘l’acqua alla gola’, e i tentativi di ‘evasione’ che ne conseguono!”…Immagini senza dubbio suggestive, quelle del ‘Ponte’ a Venezia o del ‘Faro’ a Lingua, ma chi vorrebbe mai ritrarre o autoritrarsi in luoghi di ‘detenzione’ o di degrado ambientale di un bel sito panoramico?

Sono poi ritornato a Santa Marina, concedendomi il piacere di stare e di confondermi tra la gente che la riempiva e la animava; dai manifesti ho preso visione di alcune interessanti manifestazioni artistiche e culturali in programma durante il mese, decidendo di tornare. il giorno dopo per trascorrervi la Domenica. Quel mio Sabato ‘salinaro’  volgeva al termine e in prima serata, un po’ sazio delle cose che avevo visto, son tornato a Lipari. A domani dunque, Mia Cara, di nuovo a Salina, e a raccontartela… alla prossima corrispondenza.

Il tuo Aedo

(2 – Continua)

Da Padova in linea Antonio Famularo. Appunti di viaggioultima modifica: 2013-09-30T08:10:19+02:00da leonedilipari
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