Rubrica Religiosa a cura di monsignor Alfredo Adornato

aadornato2.jpgdi Alfredo Adornato

Il Vangelo. Ascensione del Signore Anno C.

La benedizione «infinita» di Gesù. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. «E, alzate le mani, li benediceva». L’ultima immagine di Gesù sono le sue mani alzate a benedire. «E, mentre li benediceva, veniva portato su, in cielo». Quella benedizione è la sua parola definitiva, raggiunge ciascuno di noi, non è più terminata, non è mai finita. Una infinita benedizione che rimane tra cielo e terra, si stende come una nube di primavera sulla storia intera, su ogni persona, è tracciata sul nostro male di vivere, sull’uomo caduto e sulla vittima, ad assicurare che la vita è più forte delle sue ferite. Nella Bibbia la benedizione indica sempre una forza vitale, una energia che scende dall’alto, entra in te e produce vita. Come la prima di tutte le benedizioni: Dio li benedisse dicendo «crescete e moltiplicatevi». Vita che cresce, in noi e attorno a noi.

La benedizione è questa forza più grande di noi che ci avvolge, ci incalza; un flusso che non viene mai meno, a cui possiamo sempre attingere, anche nel tempo delle malattie e delle delusioni. Una benedizione ha lasciato il Signore, non un giudizio; non una condanna o un lamento, ma una parola bella sul mondo, di stima, di enorme speranza in me, in te, di fiducia nel mondo: c’è del bene in te; c’è molto bene in ogni uomo, su tutta la terra. Di questo voi sarete testimoni: il Cristo doveva patire e risuscitare; nel suo nome annunciate a tutti la conversione e il perdono. Sono le ultime parole di Gesù, con le tre cose essenziali: – ricordare la croce e la Pasqua. L’abbraccio del crocifisso che non può più annullarsi, ci raggiunge tutti e ci trascina in alto con lui. E la Pasqua: i massi rotolati via dall’imboccatura del cuore, come da quella del sepolcro. E nel giardino è primavera. – la conversione. Non è un comando, ma una offerta; non un dovere ma una opportunità: nascere di nuovo. Seguendo Gesù, vedrai, la vita è più bella, il sole più luminoso, le persone più buone e felici. – il perdono. Non quello di uno smemorato, che dimentica il male, ma quello di un creatore: che ti fa ripartire ad ogni alba verso terre intatte; che apre futuro, fa salpare la tua vita come una nave prima arenata. Nella sua ascensione, Gesù non è salito verso l’alto, è andato oltre e nel profondo. Non al di là delle nubi, ma al di là delle forme. Siede alla destra di ciascuno di noi, è nel profondo del creato, nel rigore della pietra, nella musica delle costellazioni, nella luce dell’alba, «nell’abbraccio degli amanti, in ogni rinuncia per un più grande amore» Dall’Ascensione del Signore siamo pertanto esortati alla fiducia e alla speranza che ci provengono in quello che non possiamo esperire né provare ma che tuttavia sussiste e guida costantemente la nostra vita recando forza e consolazione.

Rubrica Religiosa a cura di monsignor Alfredo Adornatoultima modifica: 2010-05-15T07:53:40+02:00da leonedilipari
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