Da Bologna in linea Massimo Ristuccia

mristuccia.jpgdi Massimo Ristuccia

“Le tasse vanno pagate per obbligo morale. Chi le evade pecca contro il Signore”, vendicatore “di ogni ingiustizia”. E’ il monito lanciato dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, che questa mattina ha celebrato messa in occasione della festa di San Matteo apostolo, patrono della Guardia di finanza.

“La grande tradizione giuridica occidentale non ha mai sradicato gli ordinamenti giuridici dall’ordinamento morale- ricorda Caffarra- pensando i primi come il ragionevole e sempre imperfetto tentativo di trascrivere le esigenze di una superiore giustizia”. La progressiva trasformazione degli ordinamenti giuridici “in sistemi di norme puramente procedurali e sempre più astratte e formali- avverte il cardinale- è devastante sul piano della coesione sociale”. Al tema delle tasse, in effetti, Caffarra dedica l’intera omelia. Il cardinale ricorda gli incontri tra Gesù ed i “pubblicani”, cioè “coloro che esigevano e raccoglievano le tasse per il fisco imperiale di Roma”: se i suoi avversari lo accusavano per questa frequentazione, Gesù “vuole uno di loro, Matteo, nel collegio apostolico”. Un’altra pagina evangelica, continua Caffarra, riferisce che una delle tasse che i giudei al tempo di Gesù dovevano pagare era la tassa del Tempio: “Anche Gesù un giorno ne fu richiesto. Ed Egli la pagò regolarmente”. In seguito anche l’apostolo Paolo, continua l’omelia, scriverà ai cristiani di Roma: “Dovete anche pagare i contributi”. Il dovere di pagare le tasse “trova il suo fondamento oggettivo nel servizio che lo Stato rende ai cittadini”, sottolinea l’arcivescovo, un “rapporto di vera reciprocità” che oggi come ieri “può essere insidiato e da parte del servitore pubblico e da parte del privato cittadino”.

Da parte del privato cittadino, “l’insidia peggiore è l’oscurarsi nella coscienza dei singoli- avverte Caffarra- della percezione del bene comune”, così che “il peggior nemico del bene comune è chi ne usufruisce semplicemente”. Da parte del servitore pubblico, invece, l’insidia peggiore “è l’oscurarsi nella loro coscienza di essere ‘servitore del bene comune’ e non del bene particolare di gruppi o individui”. Di conseguenza “il peggior nemico del bene comune fra i pubblici funzionari è chi lo riduce al bene di parte- aggiunge Caffarra- o chi ‘non si applica costantemente al suo compito'”.

Dunque, “cari amici della Guardia di finanza- è il messaggio del cardinale- il vostro compito è di custodire la reciprocità, intervenendo dalla parte del cittadino perché non usufruisca del bene comune senza contribuirvi”. Opera “non solo meritoria- conclude Caffarra- ma necessaria”.

Da Bologna in linea Massimo Ristucciaultima modifica: 2012-01-07T16:24:00+01:00da leonedilipari
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