Marsili&tsunami

mappamarsili.jpgIl fenomeno del vulcano sommerso Marsili – di cui si è già parlato in un passato non lontano –  dopo la tragedia dello tsunami in Giappone, sta tornando di grande attualità. Ma cos’è il Marsili? Dove si trova? C’è davvero il rischio tsunami? Cerchiamo di capirlo, attraverso i dati forniti dagli esperti. Il Marsili è un enorme vulcano sommerso nel Mar Tirreno, il più grande in Europa, sito a 150 km dalle coste della Campania. Ha una struttura lunga 70 km e larga 30. Il suo cratere si trova a 450 metri dalla superficie del mare.

Il Marsili non è però l’unico vulcano sommerso che si trova nel Tirreno. “Il mare Tirreno e le sue coste pullulano di vulcani – spiega il professor Aldo Piombino – tutte le isole dell’arcipelago delle Eolie sono vulcani. L’arco eolico circonda da tre lati la piana del Marsili, partendo dal Palinuro che è a largo del Cilento (proprio di fronte l’omonima località marittima), a NE del Marsili, per finire al Glauco che invece si trova una cinquantina di Km ad ovest. In mezzo, Eolie comprese, c’è un’altra dozzina di vulcani. Sono conosciuti, da NE a W, i seguenti apparati: Palinuro, Alcione, Lamaetini a est delle Eolie, Eolo Enarete e Sisifo ad W.

C’è un pericolo tsunami causato dal Marsili?

Ne abbiamo già parlato un anno fa, riportando le dichiarazioni del presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Enzo Boschi: «Le ultime indagini compiute dicono che l’edificio del vulcano non è robusto e le sue pareti sono fragili. Inoltre abbiamo misurato la camera di magma che si è formata negli ultimi anni ed è di grandi dimensioni. Tutto ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe eruttare all’improvviso. La caduta rapida di una notevole massa di materiale scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri».

«Il dato preoccupante – sottolineava invece in maniera ancor più allarmante il prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del territorio dell’Università di Napoli – è che le aree costiere italiane a rischio da tsunami, già individuate con vari studi, ancora non sono tutelate da interventi strutturali preventivi né da attive misure di monitoraggio, di didattica e protezione civile»

Fa specie sentire parlare di tsunami nel mediterraneo, eppure Ortolani, in uno studio avviato dopo il maremoto del 30 dicembre 2002 che interessò Stromboli, ha evidenziato che negli ultimi 2000 anni vi sono stati 72 movimenti anomali del mare che hanno interessato le coste italiane con diversa intensità.

I dati ufficiali forniti dallo Tsunamis research team, dall’Università di Bologna e dall’Ingv individuano le seguenti aree interessate: Liguria (14 eventi); Stretto di Messina, Sicilia Orientale, Calabria meridionale tirrenica, Isole Eolie (23 eventi); Adriatico (10 eventi); Golfo di Napoli (10 eventi); Toscana (3 eventi); Sicilia settentrionale (2 eventi); Sicilia meridionale (2 eventi); Calabria settentrionale ionica (1 evento); Lazio (1 evento).

«Un dato preoccupante – prosegue Ortolani – è rappresentato dall’evidenza che ben 18 tsunami del passato (di diversa importanza) sono avvenuti nei mesi estivi, quando centinaia di migliaia di persone distribuite lungo le coste e le spiagge. Alla luce del recente allarme lanciato dall’Ingv mi sarei aspettato un tempestivo intervento da parte del governo, un’interpellanza parlamentare sui rischi, qualche azione per introdurre le necessarie precauzioni… Mi auguro che i rappresentanti delle istituzioni non attendano il prossimo maremoto per avviare azioni di prevenzione».

Insomma il Marsili, che si trova tra Calabria e Campania è stato considerato un vulcano molto pericoloso poichè una propria eruzione, potrebbe innescare un disastroso tsunami nel mare Mediterraneo, causando effetti di grosse proporzioni lungo le coste.

Un collasso della camera magmatica, che si è rivelata piuttosto fragile, provocherebbe uno spostamento delle acque con le conseguenze di innescare un maremoto, il risultato sarebbero onde alte anche decine di metri, che si propagherebbero ad elevatissime velocità attraverso tutto il mar Mediterraneo.

Le aree maggiormente colpite sarebbero quelle del sud Italia e le isole essendo chiaramente le zone più esposte alla minaccia.

Ma quando potrebbe accadere tutto ciò?

Lo spiega ancora lo studioso Aldo Piombino: “Uno tsunami si forma perché in qualche modo si è mosso il fondo marino (quindi a seguito di un terremoto o di una frana anche questa potenzialmente indotta da un terremoto), o qualcosa è caduto violentemente in acqua (esempio Stromboli 2002 o molto maggiore Krakatoa 1883). E’ evidente quindi che se un fianco del Marsili produce una grossa frana o peggio un collasso lo tsunami si può formare.

Insomma per Piombino “E’ quasi matematico che succederà,. ma quando non è dato saperlo. Statisticamente – evidenzia però Piombino – è molto improbabile che lo vedremo”. Infine, circa la possibilità di un’eruzione del Marsili il dott. Piombino dice: “probabilmente il Marsili è in attività costante, sicuramente lo era qualche tempo fa”.

Marsili&tsunamiultima modifica: 2011-03-27T11:58:40+02:00da leonedilipari
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