Rassegna Stampa, Corsera. Canarie, da paradiso delle vacanze a inferno della disoccupazione

CORSERA.jpgdi Simone Bertelegni

Crisi del turismo, crollo del traffico aereo, continui sbarchi di clandestini, stato di calamità. Non stiamo parlando dell’Italia, di Malpensa, di Lampedusa o dell’Aquila, ma delle isole Canarie: nel paradiso delle vacanze la grave congiuntura economica internazionale sta picchiando duro, causando non pochi grattacapi al governo locale e al primo ministro spagnolo José Luis Zapatero, alla vigilia delle elezioni europee.

PARADISO MINACCIATO – Clima costante e gradevole tutto l’anno, incredibili scenari naturali (dai deserti sabbiosi alle foreste tropicali), spiagge da sogno: fino a pochi mesi fa gli abitanti delle Canarie potevano lamentarsi solo del massiccio flusso di immigrati clandestini provenienti dalle vicine coste africane (in cambio di accoglienza e soccorso, comunque, l’arcipelago riceve aiuti governativi ed europei). Oggi, invece, la prima preoccupazione degli isolani non sono gli zatteroni colmi di disperati, ma la disoccupazione, schizzata al 26% contro il 10% circa dello scorso anno. Su dieci posti di lavoro persi nella Ue, otto li brucia la Spagna, ma il dato canarino è sensibilmente superiore a quello nazionale (20% circa).

IL PESO DEL TURISMO – Il guaio delle Canarie è che il 70% del Pil locale è prodotto dal turismo. Il resto dall’edilizia (strettamente connessa al turismo), dall’agricoltura e da un debole apparato industriale. Nel 2009, per ora la bilancia turistica segna -13,38%: gli alberghi licenziano, bar e ristoranti pure e i cantieri si bloccano. Le isole più colpite sono Lanzarote e Fuerteventura. Il guaio è che la maggior parte dei turisti che visitano le Canarie proviene dai Paesi europei più colpiti dalla crisi economica: Regno Unito, Irlanda, Islanda, Spagna continentale. La compagnia aerea regionale Binter Canarias ha avuto un calo di traffico del 44,5% nel primo trimestre 2009 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (dati diffusi a maggio).

STATO DI EMERGENZA – Un isolano su quattro è disoccupato. Il sindaco di Tenerife, Miguel Zerolo (del partito regionalista Cc), ha proclamatoacanarie.jpg lo «stato d’emergenza sociale», in tutto e per tutto identico negli effetti allo stato d’emergenza proclamato per calamità naturali o sanitarie: in pratica, lo scopo è abbattere i tempi della burocrazia; prima, per bonus assistenziali anche di soli 30 euro si potevano perdere in scartoffie otto mesi. Centinaia di isolani, tra cui molte giovani coppie, non riescono a far fronte alle spese e affollano le mense della Caritas. Gli iscritti al collocamento sono aumentati del 50%. LA REAZIONE – Il premier Zapatero, in un’interrogazione parlamentare, ha promesso «priorità assoluta alle isole» e un «piano strategico integrale» per aiutarle. Sono allo studio misure di credito agevolate per l’industria turistica e l’abbattimento delle tasse aeroportuali. Via libera anche alla costruzione di una linea ferroviaria sull’isola di Gran Canaria: i cantieri dovrebbero produrre 5 mila posti di lavoro. Il governo regionale ha dato il via libera alla formazione di un corpo di polizia locale prevedendo la formazione e assunzione di 300 agenti (ma prima dello scoppio della crisi i piani prevedevano di addestrarne 1.500). Timidi segnali di ripresa, secondo gli albergatori canarini, si segnalano già per quanto concerne la stagione invernale, che nell’arcipelago tradizionalmente non è meno affollata di quella estiva.

 

Rassegna Stampa, Corsera. Canarie, da paradiso delle vacanze a inferno della disoccupazioneultima modifica: 2009-05-27T19:37:00+02:00da leonedilipari
Reposta per primo quest’articolo