Rubrica Religiosa a cura di mons. Alfredo Adornato

aadornato2.jpgdi Alfredo Adornato

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C). Dal Vangelo secondo Luca.

L’autunno è il tempo ideale per meditare sulle cose umane. Abbiamo davanti a noi lo spettacolo annuale delle foglie che cadono dagli alberi. Da sempre si è visto in ciò una immagine del destino umano. “Si sta – come d’autunno – sugli alberi – le foglie”, dice il poeta Giuseppe Ungaretti. Una generazione viene, una generazione va…
Ma è veramente questo il nostro destino finale? Più misero di quello di questi alberi? L’albero, dopo essersi spogliato, a primavera torna a fiorire, l’uomo invece una volta caduto in terra non vede più la luce. Almeno, non la luce di questo mondo…Le letture questa domenica ci aiutano a dare una risposta a questa che è la più angosciosa e la più umana delle domande.

Con la prima domenica di Avvento comincia un nuovo anno liturgico. Il Vangelo che ci accompagnerà nel corso di questo anno, ciclo C, è quello di Luca. La Chiesacoglie l’occasione di questi momenti forti, di passaggio, da un anno all’altro, da una stagione all’altra, per invitarci a fermarci un istante, a fare il punto sulla nostra rotta, a porci le domande che contano: “Chi siamo? da dove veniamo? e soprattutto dove andiamo?”
A questa attesa, realizzata con la venuta del Messia, il brano evangelico dà un orizzonte o contenuto nuovo che è il ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi. “Le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande”.
Sono toni e immagini apocalittiche, da catastrofe. Invece si tratta di un messaggio di consolazione e di speranza. Ci dicono che non stiamo andando verso un vuoto e un silenzio eterni, ma verso un incontro, l’incontro con colui che ci ha creato e ci ama più del padre e della madre. Altrove la stessa Apocalisse descrive questo evento finale della storia come un entrare al banchetto nuziale. Basta ricordare la parabola delle dieci vergini che entrano con lo sposo nella sala nuziale, o l’immagine di Dio che sulla soglia dell’altra vita, ci aspetta per asciugare l’ultima lacrima rimasta appesa ai nostri occhi?

Dal punto di vista cristiano, tutta la storia umana è una lunga attesa. Prima di Cristo si attendeva la sua venuta, dopo di lui si attende il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi. Proprio per questo il tempo di Avvento ha qualcosa di molto importante da dirci per la nostra vita. Un grande autore spagnolo, Calderon dela Barca, ha scritto un dramma celebre intitolato “La vita è sogno”. Con altrettanta verità si deve dire: la vita è attesa! È interessante che questo sia proprio il tema di una delle opere teatrali più famose dei nostri tempi: Aspettando Godot di Samuel Beckett…

Di una donna che aspetta un bambino si dice che è “in attesa”; gli uffici delle persone importanti hanno tutti la “sala d’attesa”. Ma a pensarci bene la vita stessa è una sala di attesa. Noi ci spazientiamo quando siamo costretti ad attendere, per una visita, per una pratica. Ma guai se cessassimo di attendere qualcosa. Una persona che non si attende più nulla dalla vita è morta. La vita è attesa, ma è vero anche il contrario: l’attesa è vita!
Il cristiano aspetta uno che è già venuto e che cammina al suo fianco. Per questo dopo la prima domenica di Avvento in cui si prospetta il ritorno finale di Cristo, nelle successive domeniche ascolteremo Giovanni Battista che ci parla della sua presenza in mezzo a noi: “In mezzo a voi, dice, c’è uno che voi non conoscete!”. Gesù è presente in mezzo a noi non solo nell’Eucaristia, nella parola, nei poveri, nella Chiesa…ma, per grazia, abita nei nostri cuori e il credente ne fa l’esperienza.

Quella del cristiano non è una attesa vuota, un lasciar passare il tempo. Nel vangelo di domani Gesù dice anche come deve essere l’attesa dei discepoli, come devono comportarsi nel frattempo, per non essere colti di sorpresa: “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita…. Vegliate e pregate in ogni momento…”.
C’è un iceberg sulla rotta di ognuno di noi, sorella morte. Possiamo far finta di non vederlo o non pensarci come la gente spensierata che quella notte faceva festa sul Titanic, o possiamo tenerci pronti per salirvi sopra e lasciarci condurre verso il regno dei beati. Il tempo di Avvento dovrebbe servire anche a questo..La prossima festa dell’Immacolata Concezione sia il faro luminoso che illumina il nostro cammino!.

Rubrica Religiosa a cura di mons. Alfredo Adornatoultima modifica: 2012-12-01T09:00:00+01:00da leonedilipari
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