Rubrica Religiosa a cura di Mons. Alfredo Adornato

aalfredo3.JPGdi Alfredo Adornato

V Domeica di Pasqua (Anno B). Dal Vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». C’è qualcosa che colpisce ciascuno di noi: ossia il grande bisogno di amore, e l’incapacità di sapere entrare nella vera natura dell’amore. E’ sempre vero il proverbio: “Posso vivere senza sapere perché vivo, ma non posso vivere senza sapere per chi vivo”. E’ inutile che lo nascondiamo: l’amore è il vero senso, il gusto, la ragione della vita. E non può essere che così, essendo figli di un Padre che è amore e che quindi ci ha fatti simili a Lui nel cuore. Ma come è difficile possedere la saggezza del vero amore! Diceva il grande Paolo VI, in occasione della festa del S. Cuore, lui grande conoscitore degli uomini, “In un mondo che va perdendo la capacità di amare, man mano che perde la capacità di conoscere Dio e, facendo dell’uomo centro supremo del suo pensiero e della sua attività, divinizza se stesso, spegne la luce della verità, vulnera i motivi della onestà e della gioia, noi proclamiamo la legge dell’amore che si sublima, dell’amore che sale, dell’amore che osa prefiggere a suo termine l’infinita bontà… In un mondo che ha deturpato l’amore in tutte le maniere, ne ha fatto sorgente di indescrivibili bassezze, che lo ha confuso col piacere, e il piacere lo ha reso emozione animale, che lo ha sconsacrato nell’innocenza, lo ha deriso nella sua integrità, lo ha mercanteggiato nella sua debolezza, lo ha esaltato per avvilirlo, lo ha esaltato per renderlo complice della passione e del delitto, in questo mondo noi proclamiamo la legge dell’amore che purifica” (discorso 8 Giugno 1956). Ci vuol poco a capire che è facile confondere l’amore come frutto di sentimento o di egoismo che porta ai “disastri del cuore”, togliendo all’uomo la bellezza di vivere, che è solo nel vero amore. Un amore che Gesù ci ha insegnato con la sua vita tutto dono, fino a farne un sacrificio sulla croce. Basterebbe riflettere un momento su quel fatto narrato dall’Evangelista, di quando i soldati, volendo sincerarsi che veramente Gesù fosse morto, con la lancia Gli trafissero il costato e da quel cuore uscirono le ultime gocce della vita, acqua e sangue. Il Padre, quando ama, davvero è senza limiti e, con l’amore donato a noi, senza limiti è la gioia. Ci vuole poco, fratelli e sorelle, per vedere quanta tristezza c’è attorno a noi, nelle famiglie, nelle persone che incontriamo, nel mondo. Ma a volte trovate persone che hanno un volto che sembra riflettere il sole del cuore e illumina chi li incontra. Quanto amore alberga in questi fratelli e sorelle. Un amore che è la sola ricchezza dell’uomo e che ha le sue radici nella “vite”, di cui parla il Vangelo oggi, e di cui noi dovremmo essere i tralci, ossia i destinatari di quella “vite che produce molto frutto, se rimaniamo uniti a Lui fortemente”, come seppero fare i santi e sanno fare tutti i veri cristiani.

Rubrica Religiosa a cura di Mons. Alfredo Adornatoultima modifica: 2009-05-09T09:20:00+02:00da leonedilipari
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