RUBRICA RELIGIOSA A CURA DI MONS. ALFREDO ADORNATO

191794460.2.JPGdi Alfredo Adornato

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai
propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali
.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Gesù continua la sua missione tra gli uomini, tutti, noi compresi, invitandoci alla relazione con Dio. E non è una “relazione” come le nostre che, a volte, si fermano al solo sentimento di un momento o offrono parole o, peggio ancora, suggeriscono soluzioni per la vita che spesso finiscono nell’offerta di sogni che spariscono come i sogni senza realtà.
La missione di Gesù è quella di invitarci alla verità della vita, ossia al senso stesso per cui il Padre ci ha creato. E il grande senso è nella parabola di oggi. Una parabola che fa rimanere sgomenti.
Il suo discorso si incentra sull’invito al grande banchetto del Cielo. Il Paradiso visto come una grande festa senza fine, paragonato appunto ad un banchetto. La vita così è una risposta a quell’invito.
E’ una parabola che fa pensare, e tanto. Per l’assurdo contenuto che, se da una parte mostra quanto è grande la partecipazione alla stessa felicità di Dio nel Cielo, paragonata al banchetto che è sempre luogo di festa, dall’altra mostra la sufficienza dell’uomo, vera miopia della vera gioia, che chiama “banchetto” le piccole soddisfazioni che offre questa terra, che certamente non è, non può essere il Paradiso…Anzi! Per i santi la terra è un duro pellegrinaggio verso quel banchetto, non “il banchetto”.
Se vogliamo fermare il nostro pensiero al “banchetto della Eucaristia”, che è già qui in terra ed è una figura dell’eterno banchetto del re, ci stupisce o scandalizza nel vedere quanti rifiuti ha Dio ogni domenica.
 “L’ora di Gesù (in cui rivolge l’invito al banchetto) è l’ora in cui vince l’amore. In altri termini: è Dio che vince perché Egli è l’Amore. E l’ora di Gesù deve diventare la nostra ora e lo diventerà, se noi, mediante la celebrazione dell’Eucaristia, ci lasciamo tirare dentro quel processo di trasformazione che il Signore ha di mira.
L’Eucaristia deve diventare il centro della nostra vita. Non è positivismo o brama di potere, se la Chiesa ci dice che l’Eucaristia è parte della domenica. Al mattino di Pasqua prima le donne e poi i discepoli ebbero la grazia di vedere il Signore. D’allora in poi essi seppero che il primo giorno della settimana, la domenica, sarebbe stato il giorno di Lui, di Cristo. Il giorno dell’inizio della creazione diventava il giorno del rinnovamento della creazione. Creazione e redenzione vanno insieme. Per questo è così importante la domenica. E’ bello che oggi, in molte culture, la domenica sia un giorno libero o, insieme con il sabato, costituisca addirittura il cosiddetto “fine settimana” libero.
Questo tempo libero, tuttavia, rimane vuoto se in esso non c’è Dio. Qualche volta, in un primo momento, può risultare scomodo programmare nella domenica anche la Messa. Ma se ci poniamo impegno, constateremo poi che è proprio questo che dà il giusto centro al tempo libero. Non lasciamoci dissuadere dal partecipare all’Eucaristia domenicale ed aiutiamo anche gli altri a scoprirla. Certo, perché da essa si sprigioni la gioia di cui abbiamo bisogno, dobbiamo imparare a comprenderla sempre più nelle sue profondità, dobbiamo imparare ad amarla.
Impegniamoci in questo senso, ne vale la pena! Scopriamo l’intima ricchezza della liturgia della Chiesa e la sua vera grandezza; non siamo noi a fare festa per noi, ma è invece lo stesso Dio vivente a preparare per noi una festa.
Torna così il tema della parabola di oggi: l’invito al banchetto del Padre. Credo che tutti vorremmo capire le ragioni del rifiuto di quanti hanno detto un secco “no” all’invito: ed erano i primi invitati, quelli privilegiati, come facciamo noi quando allestiamo in una festa un banchetto. Bisognava essere davvero miopi nell’anima per dire no ad un grande privilegio e preferire cose da poco: in altre parole preferire la terra al cielo. Era, sulla bocca di Gesù, allora, il rifiuto di tanti nel popolo eletto, nella lunga storia di amore, che avevano voltato le spalle al Signore per adorare Baal! Non vorremmo assolutamente essere nel numero di questi “ciechi”, perché saremmo tra “i tanti chiamati, ma pochi gli eletti”.
Il cuore dei semplici, che sanno misurare ciò che veramente è grande e ciò che è davvero “povero” – perché vivono la povertà – non esita un istante ad accettare l’invito e a correre ad un banchetto. Loro si sentono come tagliati fuori dalla gioia. E non sembra vero che un re li cerchi e li inviti a mensa. Se non si è così “semplici di cuore”, difficile fare posto al Paradiso che Dio ci offre.
 Giovanni Paolo II scrisse nell’anno della Eucaristia, come grande testamento che si propone a noi.
“Mane nobiscum, Domine! Come i due discepoli del Vangelo, ti imploriamo, Signore Gesù, rimani con noi!
 Nell’Eucaristia ti sei fatto “farmaco della immortalità”, dacci il gusto di una vita piena che ci faccia camminare su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine.
Rimani con noi Signore! Rimani con noi”.
E vorrei pregarlo, ora che lui partecipa al banchetto del Padre, che ci aiuti a camminare sui suoi passi con la forza della Eucaristia e ci faccia invitati ma eletti.

 

RUBRICA RELIGIOSA A CURA DI MONS. ALFREDO ADORNATOultima modifica: 2008-10-11T09:03:23+02:00da leonedilipari
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