RUBRICA RELIGIOSA, A CURA DI MONSIGNOR ALFREDO ADORNATO

191794460.JPGdi Alfredo Adornato

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.

 

 Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».

 

 E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

 

 Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Qual è la portata di questa domanda che Cristo mette sulle nostre labbra, perché la rivolgiamo al Padre?

 

L’uomo è un essere bisognoso. Nulla possiede di proprio. Come non ha la vita da se stesso, così non può da solo procurarsi il cibo necessario. E’ in perpetua ricerca degli alimenti che sazino la sua fame: la fame del corpo, la fame dell’anima, dell’intelligenza, del cuore. Ogni tipo di vita che c’è in lui ha bisogno del nutrimento appropriato.

 

L’uomo ha bisogno di Dio. Da Dio viene ogni vita, dalla sua mano ogni nutrimento. E prima di tutto il pane: Dio ha messo tutto l’universo a disposizione dell’uomo perché ne tragga sussistenza. E’ Dio che feconda la terra e fa spuntare il grano. E’ anche il pane dell’intelligenza, che si chiama verità; il pane del cuore, che si chiama amore, affetto, amicizia; il pane dell’anima, che è la sua parola e la sua eucaristia.

 

 L’uomo ha bisogno degli altri. Dio è amore, e ha voluto che tutto sia opera d’amore. Perciò ha fatto gli uomini dipendenti gli uni dagli altri. E questo si verifica in tutti i campi: la famiglia, la scuola, il quartiere, la chiesa, ecc. Che cosa farebbe un uomo da solo? Non ci si pensa abbastanza! Ognuno che lavora, lavora per i suoi fratelli, ed egli stesso approfitta del lavoro degli altri. Di qui il senso di fraternità, di riconoscenza, di generosità e di benevolenza che tutti dovremmo avere e che il vangelo cerca di inculcare e di sviluppare.

 

La misura della nostra fede: LA CARITA ’.

 

Vi sono tante forme di deserto: Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra, non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possono vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della devastazione.

 

Tutti questi “deserti” hanno una sola origine, l’egoismo umano che non conosce o riconosce che l’uomo, la donna, ovunque sia, è un fratello e una sorella che Dio ci mette accanto da amare.

 

E amare è esattamente il contrario dell’egoismo.

 

Quando leggo questa pagina del Vangelo, in cui davvero c’è la Parola che si fa nostra vita, mi viene in mente quella enorme massa di fratelli e sorelle che, in tante parti del mondo, tendono la mano ed attendono la nostra moltiplicazione dei pani, perché nessuno muoia. E sento tutta la mia povertà che mi fa dire: “Non ho che cinque pani e due pesci, come sfamare?”

 

E c’è tanta gente, troppa, che i pani li ha, ma non si pone neppure la domanda “come dare da mangiare? Sono troppi”. Se tutti noi dessimo i nostri cinque pani e due pesci, credo non ci sarebbe chi muore di fame.

 

Sono sempre vere le parole del Sommo Pontefice. “I deserti esteriori nel mondo si moltiplicano perché i deserti interiori sono diventati tanto ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio della edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possono vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione”.

 

Ci colpisce come, nel racconto della moltiplicazione dei pani, Gesù anticipi quello che sarà “il suo spezzare il pane”, in maniera immensa, a tutti noi redenti, nella Eucaristia.

 

Che tutta l’umanità, senza distinzione, come allora, si faccia attorno a Dio per ricevere speranza, perché “malati” di ogni sorta di male, sono sotto i nostri occhi. E Lui ha compassione e ci offre non un pane terrestre, ma il pane della vita. Con la differenza che allora tutti mangiarono, ora forse rifiutiamo, non capendo che in quel Pane c’è quella vita che ci rende capaci di conoscere la “pienezza di vita in Dio e la carità verso gli altri”. Così il mondo fa fatica a mangiare il Pane della Vita e a dare il pane all’affamato.

 

RUBRICA RELIGIOSA, A CURA DI MONSIGNOR ALFREDO ADORNATOultima modifica: 2008-08-01T13:26:48+02:00da leonedilipari
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