RUBRICA RELIGIOSA A CURA DI MONS. ALFREDO ADORNATO

AALFREDO1.JPGdi Alfredo Adornato

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli BNATALE.jpgconfessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
OMELIA  Voce dal deserto

Che si avvicina il Santo Natale lo si coglie almeno esternamente da molti aspetti, che cercano di dare alle nostre città o contrade un volto diverso, luminoso, quasi a invitarci a mettere alle spalle per un tempo, sia pure breve, la dura realtà che viviamo, anche oggi…Eppure non è tempo di illusione.
Leggendo le cronache, che vengono dal mondo della economia, del lavoro, dei sinistri rumori di guerra, ci assale una grande tristezza.
Non possiamo non condividere la infinita tristezza di tanti operai che si vedono come scippati di un diritto, come è appunto il lavoro, destinato non solo a realizzare in qualche modo l’uomo, ma a portare quella serenità che è il necessario cielo dell’uomo, della famiglia e della società.
E si fa triste, sotto questo aspetto, il Natale. Non possiamo che fare nostre le lacrime di tanti, che fino a ieri godevano di serenità e ora temono anche il tramonto della speranza.
Ancora una volta il futuro torna nelle mani degli uomini di buona volontà, che sappiano indirizzare la società verso la gioia di esistere. 
L’uomo di oggi, come di tutti i tempi, nelle difficoltà o si abbandona alla disperazione, quando non intravede una via nel deserto, che è attorno a lui, o disperatamente cerca chi gli si faccia vicino e gli ridoni la speranza. E noi sappiamo molto bene come nella storia, questa attesa di “messia”, abbia ingannato tanti. Anche in tempi non lontani da noi, si affacciarono uomini, che si presentarono come uomini del mondo nuovo, più giusto.
E sappiamo tutti come questi “messia” furono un tremendo inganno che abbiamo pagato duramente.
Anche al tempo di Gesù, la povera gente che abitava la Terra Santa era in attesa del Messia: ossia di uno che in nome e per conto di Dio, con la potenza di Dio, li liberasse dalle tante miserie che sempre sembrano le inevitabili ombre che accompagnano i nostri passi.
Ci provarono tanti anche a quel tempo, e furono solo delusioni, se non tragedie. Ma un giorno, narra il Vangelo: “Venne un uomo, mandato da Dio, di nome Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce”. Doveva veramente lasciare una grande impressione la voce di Giovanni, che parlava a Betania. Era la voce austera, che non si abbandonava a promesse che presto si sarebbero rivelate false.
Non solo, ma alla domanda: “Chi sei tu?”, subito toglie ai presenti l’illusione di essere chissà chi, con potenza che non è propria della fragilità dell’uomo. “Non sono il Cristo”, risponde. “Non sono neppure il profeta Elia”.
E l’evangelista Luca, in un altro passo, aggiunge: “Sono una voce che grida nel deserto. Preparate la via del Signore, spianate i sentieri. Le valli siano tutte riempite, le montagne e le colline abbassate.
Raddrizzate le curve delle strade, togliete tutti gli ostacoli. Allora tutti vedranno che Dio è il Salvatore”. E, come a scuotere i suoi ascoltatori da ogni illusione di affidarsi a lui come ad un salvatore, li richiama ad una vita che sia davvero degna di accogliere Dio.
“Razza di vipere!”, urla Giovanni, “Chi vi ha fatto credere che potete sfuggire al castigo oramai vicino? Fate vedere con i fatti che avete cambiato vita e non mettetevi a dire: noi siamo i discendenti di Abramo: perché Dio è capace di fare sorgere veri figli di Abramo anche da queste pietre.
La scure è già alla radice degli alberi, pronta per tagliare; ogni albero, che non porta frutti buoni sarà tagliato e gettato via” (Lc.3,4-10).
E’ dura, quasi impietosa, la voce del profeta. Certamente scomoda per gente che era andata da Giovanni, rimettendo in lui quello che invece era compito di ciascuno.
Il futuro, che si attendevano, dipendeva, e dipende, dal cambiamento di vita…se davvero si attende che Dio possa giungere a noi per costruire una civiltà di amore…Racconta il Vangelo di Luca, che tutti ponevano allora una domanda: “Cosa dobbiamo fare?” E Giovanni indicava la via della conversione. Ed era proprio questa la missione del profeta: scuotere le coscienze, perché diventino “vie del Signore”.
Quante volte si sente la frase: “Non se ne può proprio più di come vanno le cose”. Ci stiamo costruendo un inferno con le nostre stesse mani, diceva un giorno un uomo scuotendo la testa, leggendo le quotidiane cronache del nostro mondo.
E’ quel preparare la via al Signore, che siamo chiamati tutti a vivere, avviandoci verso il Natale. 
Questo è il Natale che preghiamo sia per noi.

RUBRICA RELIGIOSA A CURA DI MONS. ALFREDO ADORNATOultima modifica: 2008-12-13T09:27:00+01:00da leonedilipari
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