Tirrenia, sta per scoccare “l’ora X”

di Samuele Cafasso

atirrenia7.JPGTirrenia, arriva l’ora della verità: è fissato per oggi pomeriggio l’incontro tra il commissario Giancarlo D’Andrea e la cordata Cin rappresentata da Ettore Morace, presidente e amministratore delegato, per decidere sulla privatizzazione. Sullo sfondo, l’ombra lunga del fallimento della gara. L’ipotesi, infatti, è quella di dover andare a trattativa privata con la società nata dall’alleanza tra Vincenzo Onorato (Moby), Gianluigi Aponte (Snav e Gnv) e Manuel Grimaldi (Grimaldi Napoli) per salvare l’integrità della compagnia pubblica e rispettare allo stesso tempo le indicazioni dell’Ue che impongono la cessione entro fine aprile.

È una partita sul filo del rasoio dopo che già la prima gara è fallita e si gioca tutto su 130 milioni. Centrotrenta milioni è infatti la differenza tra la valutazione della Tirrenia data da Banca Profilo – 380 milioni – e quanto offerto (250 milioni) da Cin, unica società rimasta in corsa. In realtà Cin sarebbe disposta ad alzare la sua offerta, ma solamente dietro a precise garanzie sul fatto che l’Europa non bocci le sovvenzioni, 72 milioni per otto anni, considerandoli illeciti aiuti di Stato. Senza queste garanzie, Cin non è disposta a mettere sul piatto i 380 milioni richiesti. «Tirrenia, senza i contributi, vale ben poco» ha detto Morace nei giorni scorsi, spiegando proprio che «il nodo centrale sono i contributi». Quindi gli scenari sono due: o Cin raccoglie oggi rassicurazioni da D’Andrea sull’effettivo riconoscimento delle sovvenzioni, oppure rimane sul piatto un’offerta inferiore alla base d’asta e, quindi, il pallino passa al governo. È evidente che la gara sarebbe, in questo secondo caso, fallita nei fatti.

Nei giorni scorsi, di fronte a indiscrezioni di stampa che davano già per chiusa la partita e avviato il processo che avrebbe portato alla trattativa privata, il commissario D’Andrea è intervenuto pubblicamente con una nota per smentire qualsiasi fallimento della procedura pubblica per la cessione. «La procedura di dismissione procede utilmente secondo le cadenze predeterminate» aveva spiegato il commissario, definendo le notizie divulgate «destituite di ogni fondamento». Ma la chiusura della gara senza cessione è una prospettiva tutt’altro che remota. E va senz’altro ricordato, a questo proposito, che già la controllata Siremar, la società regionale per i collegamenti con le isole minori in Sicilia, andrà ceduta attraverso trattativa privata, essendo fallita la gara.

C’è poi un altro scenario che nessuno evoca anche per non agitare le acque sindacali, ma che rischia di diventare realtà di fronte al peggiorare della situazione. È la vendita per pezzi, lo smembramento, lo spezzatino che il governo ha sempre detto di voler evitare ma che, di fronte alla mancanza di alternative, potrebbe diventare inevitabile. Su questo punto, i sindacati hanno già rizzato le antenne.

«Rimane negativo – attacca Giuseppe Caronia, della Uiltrasporti – il nostro giudizio sul processo di privatizzazione della flotta pubblica e sullo stesso esito delle gare che hanno comunque registrato “la fuga” di quasi tutti i concorrenti. Siamo ovviamente i primi a augurarci che il difficile e delicato lavoro che a questo punto dovrà affrontare il commissario per cedere “accettabilmente” i due compendi messi a gara abbia successo e si possa così scongiurare l’altrimenti inevitabile tragedia del fallimento delle due compagnie». Secondo il dirigente sindacale, «si evidenzia e amplifica ancora di più, con le dichiarazioni di D’Andrea, l’assordante e ingiustificato silenzio del governo, e del ministro Matteoli in particolare, che alimenta i tanti dubbi e le forti preoccupazioni dei lavoratori». Ma il pallino, più che in mano a Matteoli, ora pare essere in mano al ministero

Tirrenia, sta per scoccare “l’ora X”ultima modifica: 2011-04-06T09:41:27+02:00da leonedilipari
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