Lipari&Nubifragio. La tragedia

lnatolipiccola.jpgdi Lino Natoli

Siccome siamo imparentati con i Greci, esprimerci attraverso la tragedia ci riesce molto naturale. Sabato ha piovuto più del solito e qualche torrente ha restituito quello che nel tempo impropriamente gli era stato regalato. Lo ha restituito senza stare a guardare chi fosse il legittimo proprietario di tutto quel materiale che aveva ricevuto in dono, così lo ha distribuito casualmente. Ognuno ha dovuto spalare il suo fango, qualcuno lamenta qualche danno: delle auto parcheggiate sul letto di un torrente, un autobus che un torrente lo voleva attraversare. Poi una inattesa lavatrice che naviga lungo via Roma come un salmone che cerca il mare.

Che ci faceva una lavatrice a monte del torrente Ponte? Ci lamentiamo perché i torrenti sono diventate strade, ci lamentavamo perché i torrenti non venivano trasformate in strade. In qualche ufficio comunale saranno sicuramente ancora conservate le petizioni di chi voleva la copertura di torrente Ponte anziché Valle. Qualcuno obbietterà che sono state costruite male, oppure che la manutenzione non viene svolta regolarmente. Può darsi. Intanto però le grate di scolo dell’acqua che attraversavano il torrente Cappuccini sono state coperte perché col transito delle auto facevano rumore: disturbavano perché erano aperte, adesso disturbano perché sono chiuse. I tombini lungo le strade sono sempre intasati e non si riesce mai a capire da chi. Adesso s’invoca la natura, si biasima l’abusivismo, si accusa la modernità. La natura fa il suo mestiere, cerca di mantenere ogni cosa secondo il suo ordine, anche se a noi non piace. Se è il caso ci avverte che quell’ordine è anche il nostro e dovremmo rispettarlo, pena finire sepolti sotto ogni specie di fango. L’abusivismo è una piaga che stavolta non c’entra niente. Semmai c’entrano l’incapacità o la non volontà di formulare piani di sviluppo urbanistico civili e compatibili con la natura dell’isola.

Tutte le case ed i complessi costruiti in prossimità dei torrenti sono più che lecite. Se si autorizza la costruzione di complessi edilizi bisogna poi dotare quelle abitazioni di servizi, a cominciare dalle strade, quindi la copertura dei torrenti. Tutto ha un prezzo e sembra diffusa l’illusione che il costo non ricada su ciascuno di noi, la lezione di sabato dovrebbe chiarire meglio la situazione. Se non sarà così vorrà dire che abbiamo perso un’altra occasione. In tutto questo c’è un grande aspetto positivo: il modo in cui il problema è stato affrontato e risolto. In meno di dodici ore il fango è stato portato via, le strade quasi tutte liberate e pulite. Sono intervenuti tutti quelli che potevano, con uno spirito solidale che fa sperare ancora in una presa di coscienza collettiva. In una comunità come la nostra, più che in qualsiasi altra comunità, ciò che consente di superare crisi di ogni tipo, di salvaguardare patrimoni ambientali e culturali, ma anche economici è la capacità di alimentare un’anima collettiva, di vivere come comunità solidale e non come una molteplicità d’individui che pensano solo agli affari loro. Se non sarà così ci sarà sempre qualcuno che si sbarazzerà delle sue cose intasando torrenti, otturando tombini e ammorbando l’aria con la sua avidità.

La teatralità che c’è in molti di noi e che ha finito per alluvionare i notiziari online ed i siti d’informazione ha voluto trasformare il caso in una catastrofe con accostamenti insopportabili a ben altre tragedie. La nostra grecità dovrebbe metterci in guardia dal pericolo di trasformare la tragedia in farsa: c’è un eroe solitario e tragico che si sacrifica per il bene comune, per valori assoluti, perché il mondo sia migliore; e questa è la tragedia. C’è poi l’opposto, l’individuo solitario, avidamente attaccato ai suoi interessi, insensibile a quanto gli avviene intorno, incapace di entrare in relazione col mondo se non attraverso equivoci e malintesi che lo mettono in ridicolo; e questa è la farsa. Quando richiamiamo l’attenzione del mondo esterno sulle nostre tragedie, stiamo sempre ben attenti a non proporre farse.

Lipari&Nubifragio. La tragediaultima modifica: 2012-09-17T14:44:22+02:00da leonedilipari
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