Da Milano in linea Luigi Profilio

luigiprofilio.jpgdi Luigi Profilio

Quando a lasciarci e’ una persona a noi cara proviamo un immediato senso di vuoto, di solitudine e di improvvisa desolazione. Come se la vita ci avesse di colpo privato di una parte importante…che ci faceva scudo, proteggendoci e nascondendoci al mondo rivelandoci improvvisamente nudi ed impotenti in mezzo alle intemperie.

Quando il conto ci e’ presentato dalla malattia ed a pagarlo con la vita viene chiamata una persona amata veniamo sopraffatti da un senso di ingiustizia che e’ tanto piu’ profondo ed inaccettabile quando piu’ amiamo la persona che e’ chiamata a saldarlo. La nostra esistenza ricca di valori e di sentimenti sprofonda in un attimo nel baratro della solitudine e della miseria. Il senso di ribellione che ci assale di fronte all’ennesimo torto subito ci impedisce di accettare la morte come un evento che fa parte della vita…perche’ “quella” vita purtroppo si e’ ormai spenta senza pensare che invece si e’ solo avviata all’infinito fatto dell’emozione dei ricordi e dei rimpianti. Quel legame che ci illudevamo fosse diventato indissolubile, costruito ed alimentato giorno per giorno con l’ostinata caparbieta’ di una formichina operosa lo vediamo dissolversi come fumo spazzato via da un vento ostile, per poi riapparire coraggiosamente all’orizzonte con la sfrontatezza di un arcobaleno che gagliardo sfida i nuvoloni lontani e ricolora la nostra vita con il calore e la brillantezza di ricordi incancellabili.

Ma quando ad interrompere quel legame e’ un atto volontario si fa ancora piu’ fatica ad accettarlo perche’ lo vestiamo di incomprensibile egoismo senza comprendere il coraggio che ci vuole per compiere un gesto simile. Caro Edoardo la solitudine  deve averti annientato, lo sgomento ti ha appannato le idee e davanti a te si e’ aperta una strada senza uscita ma che ti deve essere sembrata l’unica via di fuga da una realta’ fatta ormai solo da problemi insormontabili la cui soluzione era fuggire via lontano da loro.

Il senso di colpa per non aver saputo accendere la luce nel buio della mente del nostro amico Edorado ci deve far riflettere. L’onesta’ e la fierezza di una persona non deve essere sminuita da un gesto estremo e disperato. Perche’ non lo merita lui e  non lo merita neanche chi resta qui a piangerlo perche’ Edoardo era una persona genuina, solare e generosa. E la crudezza di un gesto all’apparenza vile non deve prevalere sul valore autentico di una persona vera. 

Il dolore composto che si consuma nel silenzio per aver dovuto assistere impotenti alla scomparsa di una persona per bene deve indurre tutti ad interrogarsi su cosa possiamo fare noi per migliorarci per non vanificare il sacrificio di un amico che con la sua scomparsa ci lascia tutti un po’ piu’ soli e affinche’ il senso di sconfitta di oggi possa essere ripagato da una vittoria nel segno del carissimo Edoardo.

Da Milano in linea Luigi Profilioultima modifica: 2013-04-03T13:54:00+02:00da leonedilipari
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Lipari. Marina Lunga&Amarcord. 1957, lettera al direttore de “Il Notiziario delle isole Eolie”

lbongiornopiccola.jpgdi Leonida Bongiorno

In qualità di indigeno della nostra tribù indirizzo a te questa lettera per due ragioni. La prima perché disponi di un quindicinale, la seconda perché fai parte del governo dell’isola.
Ecco lo scopo. Senza preamboli. Cosa fanno, anzi cosa strafanno a Marina Lunga?
Si tratta certo di un lavoro del Genio Civile, perché i robusti pilastri in cemento armato, ancora freschi di getto e quindi incassati nella carpenteria, lasciano chiaramente supporre una nuova costruzione che farà corpo con quella preesistente della vecchia baracca in muratura in cui sono custoditi i motoscafi del citato ente.

Ma perché? Non bastava già il fungo di prima? Perché aggiungerne un altro? Lì proprio sulla spiaggia?LIPARI4.jpg
Nessun dubbio che occorrerebbe un tifone intelligente per cominciare a spazzar via la quasi totalità delle capanne, grandi e piccole di Marina Lunga. Ciò non toglie però che il Genio Civile, invece di aumentarne la bruttura, avrebbe potuto pur chiedere un modestissimo parere o consiglio e perché no, anche un permesso al governo della tribù.
Come? Il Genio civile chiedere permesso o consiglio ecc.?

Si. Certo. Nessuna offesa. Una pura e semplice forma di cortesia. Che la risposta sarebbe stata altrettanto semplice e cortesissima: signori del Genio Civile, per i ricoveri dei vostri motoscafi, per i vostri uffici, per le vostre abitazioni quali egregi funzionari, fate quel che volete. Vi mettiamo a disposizione i fronti su tutte le spiagge dell’intero perimetro dell’isola, ma voi volete Marina Lunga. Vada per Marina lunga. Ma lasciate la spiaggia e quindi libero l’orizzonte. Vi offriamo braccia, mazze e picconi per smantellare la vecchia baracca in muratura, ricovero dei vostri veloci mezzi marini, fino all’ultima pietra delle fondazioni e vi diciamo, non avete che da scegliere. Vi aiutiamo, se necessario, anche ad espropriare una dozzina di vecchie capanne. E in tutto quel fronte e in tutta quella profondità costruite tutti i ricoveri, tutti i giardini, tutti gli uffici e tutte le abitazioni che volete. Ma per favore. Anche voi mettetevi in riga e allineatevi.

Ti dico Direttore che ho fiducia nell’opera intelligente del nostro sindaco perché, se non se n’è già occupato, si occupi urgentemente di questa piccola faccenda. Ed è bene che lo faccia. E subito.
Il problema dei lavori pubblici e privati, nel quadro dello sviluppo turistico e soprattutto estetico della nostra tribù, dovrà esser preso di fronte a breve scadenza da parte della commissione edilizia. E per favore, col massimo rispetto per tutti gli egregi funzionari che ci degnano della loro attenzione, nessuno cortesemente metta il naso nelle nostre bucce.
Siamo noi, senza presunzione né immodestia, e solo noi, i modesti custodi della bellezza semplice della terra nostra.

Caro Direttore, ho detto. Come Chitarrella, quando giocava allo scopone scientifico. Se mi darai ospitalità, ma per intero, ti ringrazio. Se per caso fossi spinto da estrema diplomazia a fare il Catone, metti pure agli atti nel cestino questo foglio. Ho la velina. Ma non ti ringrazio.
Ad ogni buon conto, stasera 1 gennaio 1957, ugualmente e idealmente alzo il calice e bevo alla prosperità tua personale, del tuo quindicinale (quando non sa di cera) e dell’intera nostra tribù (Lipari Virtua Bar).

Lipari. Marina Lunga&Amarcord. 1957, lettera al direttore de “Il Notiziario delle isole Eolie”ultima modifica: 2012-11-08T10:50:00+01:00da leonedilipari
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