Da Palermo in linea Daniele Billitteri

dbillitteri1.jpgdi Daniele Billitteri

Impressioni di settembre.

L’estate sembra già lontana e non copre più i rumori di ferraglia del mio tormento d’amore. Ho visto gli storni preparare i bagagli e controllare le ultime piume ai pulcini che ormai sanno già scivolare d’onda sfruttando le correnti ascensionali. Ho sentito i rumori della terra che scruta il cielo alla ricerca di cumuli promettenti. E ho sentito il vento arrivare carico di nuove storie, storie di perdizioni e di ritrovamenti. E nel mattinate di un temporale improvviso, ecco il flashback delle nuvole tenute insieme dal rullare dei tuoni ora striduli e petulanti, ora gravi e autorevoli.

Ho chiuso gli occhi ma li ho riaperti subito perché il branco dei lupi che mi circonda al risveglio, sembra un gregge di capre indifferenti a tutto se non all’erba tra le rocce in confronto ai predatori famelici che il mio corruccio è capace di partorire.

Settembre lirico, quello dell’erba che sembra quasi un mare. Settembre intimo, quello della vita che nel mio petto batte piano mentre respiro la nebbia di un ricordo quasi sbiadito mentre, come che sia, penso a te.

Settembre che fa dei suoi fratelli mesi bugiardi, carichi di promesse pronte a sciogliersi sotto le prime piogge e finire nel grande collettore che le porta a largo in un mare alieno dove naviga senza rotta la mia nave affaticata.

E le giornate accorciano. Nell’eterna lotta tra la notte e il giorno, la prima si prende la rivincita e, giorno per giorno, stringe in un angolo il secondo, quello su cui avevo scommesso. Settembre come un paio di scarpe senza lacci: comode ma insidiose, pronte a mollarti mentre meno te l’aspetti.

Nel mese che induce a un dissennato attivismo, alzo sul pennone la bandiera della mia pigrizia, faccio un profondo respiro e tengo morbidi i muscoli per non offrirli tesi e vulnerabili ai colpi che mi arrivano.

Stupidi pensieri di stagione. Come i fichidindia, quelli che si mangiano solo a settembre. Ma almeno da lì tirano via la buccia e le spine.

Stupidi inutili pensieri, ché quelli d’amore non cambiano mai la realtà ma producono altri pensieri, come il chicco di grano sulla scacchiera.

Ma che pane si può fare con questo grano?

Da Palermo in linea Daniele Billitteriultima modifica: 2013-09-16T08:57:49+02:00da leonedilipari
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