Chissà se l’illustrissimo, indaffaratissimo e infallibile sindaco di Lipari riesce a trovare nella sua giornata pure il tempo per leggere le puntuali critiche che gli arrivano dai notiziari locali?
Chissà se la moglie, i parenti o gli amici riescono a ritagliarsi qualche minuto, nella impegnata giornata del sindaco, per informarlo che le critiche che gli arrivano non sempre sono pretestuose e sono in larga parte documentate?
Chissà se almeno per pochi secondi nella sua mente affiora il dubbio che non tutto quello che fa – o almeno pensa di fare, visto che di fatti finora ne abbiamo visti pochi- ha il marchio dell’infallibilità?
Queste sono le domande che mi pongo constatando l’arrogante silenzio nel quale si sono chiusi il sindaco e la sua amministrazione. Mai che rispondano ad una sollecitazione, mai che sentano il bisogno di dire cosa stanno facendo e spiegare le loro ( poche) azioni. Mai.
Anzi, quelle poche volte che il sindaco concede un’intervista ha sempre l’aria scocciata di uno che subisce le molestie da uno stalker. E quando si degna di rispondere è solo per spiegare all’interlocutore, con l’aria dell’anziano maestro elementare che si rivolge all’alunno tardo di comprendonio che non ha capito un accidente. Ad onor del vero, bisogna dire che la saccenteria è una caratteristica comune a molti amministratori di piccoli comuni inclini confondere il loro ruolo con quello del Padreterno.
Però il sindaco e la sua giunta dovrebbero sapere che degli amministratori, oltre a godere dei benefici che riconosce loro la carica ricoperta, hanno degli obblighi che dovrebbero rispettare. E per obblighi non si intendono la partecipazione alle processioni ( una vera mania di tutti gli amministratori eoliani) o la presenza a manifestazioni mondane. Occasioni buone per titillare il proprio ego, ma di scarsa utilità pubblica.
Comprendiamo che è più piacevole rispondere a domande addomesticate che a puntuali critiche, però con un poco di buona volontà e con il rispetto dovuto alla cittadinanza si può rispondere pure alle domande “scomode”. E se proprio non volete rispondere, rendete pubblici gli atti.