Da Torino in linea Michele Sequenzia

msequenzia.jpgdi Michele Sequenzia

Il recente incontro tanto atteso, tra Marchionne- Elkan- Monti  è finito in una bolla di sapone… “ Non lasciamo l’Italia..continueremo ad investire ma” il momento non è idoneo”….occorre privilegiare l’export”….. Dei venti miliardi di euro, che Marchionne aveva promesso di investire a breve  non si è vista neppure l’ombra. Chi fine ha fatto il piano Fabbrica Italia?.

Ergo: nessuna speranza di futuro  per chi ha fame di lavoro, per chi ha bisogno di sfamare, la famiglia, i figli, giorno dopo giorno.   Gli Stabilimenti, con i piazzali pieni di macchine invendute, sono deserti. I dipendenti sono in cassa integrazione, si aspetta il 2014.

Che malinconia, per chi ha lavorato anni, decenni alla Fiat, quale sconforto!  Altri tempi, altri uomini hanno guidato la Fabbrica torinese. Non c’è paragone.  Dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, erano tempi di  fame, di nera miseria, e disoccupazione.  Mancavamo di tutto, solo pane nero, pessimo. Non avevamo neanche un tetto,  si stava increduli  in mezzo alle macerie.  Stalin, l’Armata Rossa, erano ai confini pronti ad aggredirci. Tito aveva occupato Trieste,  si era già impadronito  di tutta l’Istria, con  Pola,  Fiume, Sebenico, Zara, Spalato. Ritornavano, dalla prigionia nei lager, treni carichi di soldati, poveri esseri umani, che avevano perso tutto.  Eravamo  un popolo di sfollati, di senza casa. Avviliti, vinti, disprezzati. 

L’Italia era tutta devastata,  come la Siria di oggi.  Grazie agli  Stati Uniti, e alla lungimiranza di  illuminati  uomini di governo,  non abbiamo fatto la triste fine dell’Ungheria, della Polonia, etc…ridotti a satelliti di Mosca, rinchiusi  dentro la crudele  Cortina di Ferro.

L’industria era a terra. Grazie a  Valletta  ( 1883-1967)  figlio di un siciliano,  ufficiale dell’esercito, e di una nobildonna valtellinese Teresita Quadrio, la Fiat a Torino  si avviò lentamente a nuova vita.

Con Vittorio Valletta,  Direttore Generale,, coraggioso manager, fanatico, meticoloso su ogni minimo aspetto gestionale, nato e cresciuto con il culto del lavoro ben fatto, è cominciato il periodo più esaltante per la Fiat. Ricostruita Mirafiori, era il primo a dare  l’esempio: bollava lui stesso il cartellino n.1 , obbligatorio per tutti i dipendenti. Valletta  si sentiva  come tutti gli altri un   “ dipendente” della Fiat. Lavorava da prima mattina e smetteva solo a notte inoltrata. Non avevamo soste o pause “ caffé”. Per mangiare si usava portare da casa il “ barachin”.Non esistevano mense aziendali e nemmeno tickets. Valletta, sempre occupato da mille problemi, a contatto con ministri e banchieri,   redigeva e vergava ogni documento, ogni minima nota, anche un foglietto, apponendovi la sua firma. Tutto era sotto il suo  controllo, ogni cosa firmata era un ordine, da eseguire subito.  Non esistevano week-end. Si lavorava anche domenica mattina, se necessario anche il pomeriggio. Il Ferragosto si stava a casa. .

Valletta aveva mantenuto, anche negli anni ante guerra, stretti contatti con banche in USA, imprenditori e manager, uomini politici. Con grande ambizione, voleva la Fiat grande, mirava  ai mercati internazionali. Valletta  ha voluto  e sviluppato  l’organizzazione Fordista,  a ciclo continuo, che massimizza la produttività. L’organizzazione fordista regola la produzione, non viceversa.   Con fatica, con lacrime e sangue, siamo rinati a nuova vita.  Con caparbia volontà, sostenuto da indomito coraggio, ha ridato speranza a chi non l’aveva.  Grazie al suo intuito innovativo,  alla sua grinta, aiutato dalle banche italiane in USA  e grazie alla pioggia di milioni di dollari del Piano  di Robert Marshall,  l’Italia tutta, dalla Sicilia al Brennero  ha guardato a Torino con tanta voglia di riscatto.. 

Tutto il denaro ricevuto dagli Usa e poi dal Governo di Roma è stato investito per l’industria dell’automobile, per i nuovi trattori agricoli, per produrre i bus, per l’aviazione, per gli autocarri.  Valletta ha costruito case per i suoi operai,  di riposo per anziani. Alle 4 del mattino partivano  i primi tram  che si riempivano di operai che andava in fabbrica. Si lavorava su tre turni. Gli impiegati attaccavano alle 8.

 Dai “Treni del Sud” arrivavano a Porta Nuova ogni giorno migliaia  di manovali, di  “ picciotti”, di napoletani, di pugliesi.. con le loro  valige di cartone in cerca di lavoro, a basso costo..

  Le case, ancora in costruzione,  delle periferie, si riempivano di famiglie affamate. Erano gli anni di “ Rocco e i suoi fratelli”.

 L’assistenza medica  era assicurata dalla Malf, una struttura medico-aziendale, con la  quale si  controllava ogni dipendente: ognuno aveva  registrate  malattie, interventi, cure, medicine, patologie, ogni cosa lo riguardasse..  Il medico fiscale  controllava severamente ogni  assenza per malattia.  Chi sgarrava era licenziato in tronco, senza appello.

Ovunque Valletta avviò ovunque trattative commerciali,   rilanciò il lavoro, diede grande impulso alla politica dei trasporti. Gli Agnelli dettavano legge in città. La Fiat apriva la giornata e la chiudeva, tutti i negozi seguivano i ritmi aziendali, come il Natale ed il Capodanno, anche le ferie.

Valletta con ferreo polso, riorganizzò l’intera struttura del personale, operai, impiegati e dirigenti,  innovò  la  tecnologia produttiva, creò ordine e  compattezza nell’organizzazione. Gli Stabilimenti erano tanti fortilizi della Produzione. Alte mura proteggevano il complesso industriale.  La Fiat era uno Stato nello Stato. Le fabbriche erano regolate come un unico orologio.   Il mondo operaio, si adattò a nuovi ritmi,  divenne il motore trainante di altre attività. Si aprirono nuove strade, iniziative industriali in Africa, in Brasile, Argentina, Cile,  in Asia ed in URSS.  Si premiava il sacrificio. L’assenteismo era bandito.  L’Italia, la cultura italiana si espansero nel mondo. Si arrestò anche  la forte emorragia dell’immigrazione italiana   in Belgio, in Germania in Svizzera. La Fiat diventava un’ ancora di salvezza per molti giovani. Ma l’industria dell’auto non si mantiene se non esiste un forte azionariato popolare, senza un continuo apporto di capitali freschi. L’industria oggi dipende dai mercati finanziari internazionali. Non basta il mercato nazionale. 

La Fiat – pur nelle difficoltà di un mercato sempre più competitivo-  ovunque assorbiva sempre più mano d’opera  e divenne multinazionale,  modello di vita per molte altre iniziative dello sviluppo dell’industria autoveicolistica in molti altri paesi.

Oggi la concorrenza mondiale è sempre più brutale.

Altrettanto brutale, insensato  è perseverare nella distruzione sistematica dei Diritti dei Lavoratori, della Costituzione, mente il Capitale cerca  migliori collocamenti ovunque esistano. Continua la divaricazione, ottusa opposizione, tra Capitale e Lavoro, come ai tempi di Gramsci. Il Governo Monti assiste  impotente.  Inesorabilmente la Democrazia, il Patto Sociale che tiene uniti gli Italiani sono logorati da infinite contrapposizioni. La politica, travolta da continui scandali, assieme i partiti di Governo,  dimostrano la loro totale  inefficienza, divorate da faide interne. Per conoscere meglio la lunga, tormentata  storia della Fiat, del suo management, invito alla lettura – estremamente interessante- del libro “ Valletta” di Piero Bairati, 450 pag. edito da Utet  nel dicembre 1983.

Da Torino in linea Michele Sequenziaultima modifica: 2012-09-25T16:12:00+02:00da leonedilipari
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