Eolie, il racconto di un viaggio

aemail1.jpgdi Anna Maria Colonna

“Certe esperienze sono uniche. Sembrano rapirti per non restituirti più a te stesso. In esse pulsa la vita. Un ritmo che non si può confondere. Ti sfiora il cuore senza farlo tremare. È proprio in questi momenti che vorresti abbracciare il mondo. Mi affaccio sul mare respirandone l’essenza. A destra. Acqua. A sinistra. Acqua. Ovunque. Acqua. Un’immensa distesa color del cielo culla questo traghetto…”. Ho appena trascorso una giornata alle Isole Eolie. Torno a Capo Vaticano, seduta all’esterno della grande cabina del traghetto. Posso guardare il gioco di onde che il motore crea. Alcune gocce, di tanto in tanto, mi bagnano il viso e i capelli. Il sole sembra tuffarsi nel mare, portandosi dietro un’intensa giornata. Accanto a me diversi turisti scattano fotografie. Ma questo paesaggio appare più silenzioso di un luogo deserto. Nello zaino ho uno scontrino con il retro completamente bianco. Probabilmente la granita all’arancia comprata a Lipari. Chiedo in prestito una penna. Non posso non scrivere. É l’unico modo per serbare le sensazioni provate in questi istanti. E scrivo. Sono partita da Tropea alle otto. Circa due ore e mezza mi separano da Lipari, la prima delle Isole Eolie che visiterò. Nonostante l’arcipelago, di origine vulcanica, sia in alcuni tratti più vicino alla costa calabrese, appartiene alla provincia di Messina. Comprende sette isole (Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stromboli, Vulcano) e diversi isolotti. Durante il tragitto, la guida accenna a Stromboli e alla sua sciara di fuoco, visibile di notte. Dal traghetto riesco a scorgere il castello di Lipari, acropoli dell’antica città greca, romana e medievale, ma abitato sin dal tardo neolitico. Si racconta che Eolo, il dio dei venti (da cui deriverebbe il nome dell’arcipelago), abbia stabilito la sua dimora in quest’isola. Arrivata a destinazione, ho a disposizione circa due ore per poter ammirare le bellezze naturali e storiche del posto. Un pullman mi trasporta nella parte più alta dell’isola. Di fronte a me un panorama incantevole. In lontananza intravedo Vulcano, poi anche Salina. La guida mi mostra una roccia che ha la fisionomia di papa Giovanni Paolo II. Diverse piante di capperi costeggiano la strada. Un venditore ambulante prepara bruschette eoliane, condite con ingredienti tipici di Lipari, tra cui proprio i capperi. Su alcune bancarelle spiccano pezzi di ossidiana. La seconda meta è Panarea. Non sostiamo molto sull’isola. Solo il tempo di fare un bagno nelle sue acque cristalline, tagliate da rocce spigolose. Ad attendermi c’è Stromboli, l’ultima isola prevista dal “programma turistico”. Raccolgo un po’ di sabbia nera per portarla a casa. Il colore dell’acqua, qui, ha qualcosa di misterioso. Su quest’isola riesci a percepire l’immensità dell’universo. Faccio una passeggiata nel centro storico. Le case appaiono tutte bianche. Mi perdo nei pensieri. Continuo a scrivere mentre il traghetto mi riporta sulla costa calabrese. E intanto la sera dipinge ogni cosa.

Eolie, il racconto di un viaggioultima modifica: 2009-10-05T10:31:43+02:00da leonedilipari
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