Lipari, arabi&pisani. Lettera aperta alla signora Silvia Carbone

vgiustolisi.jpgdi Vittorio Giustolisi

Gent.ma signora Carbone, per quanto abbiamo cercato di essere chiari e puntuali nella sintesi che abbiamo approntato per esporre i contenuti del nuovo libro da noi recentemente edito dal titolo “Della conquista di Lipari araba da parte della flotta pisana nell’anno 1035”, leggendo il suo intervento, riteniamo di essere stati sostanzialmente fraintesi. Avremmo preferito in verità che qualcuno intervenisse solo dopo avere letto il testo del nostro libro, ma dal momento che è stata anticipata una precisa opinione, che crediamo si presti a parecchi equivoci nel giudizio del pubblico, ci è sembrato opportuno fornire dei chiarimenti. Come abbiamo testualmente scritto nelle prime righe della nostra sintesi alla quale Lei si riferisce, la conquista di Lipari da parte di Pisa “e un dato storiografico che compare da parecchi secoli in varia letteratura di carattere storico”. Un dato, aggiungiamo, largamente noto in ambito erudito, quasi da tutti accettato come vero, e reperibile facilmente nelle sue varie attestazioni documentarie, perfino su internet. Il fatto che a Lipari pochi ne fossero a conoscenza, depone solo a sfavore del livello culturale della locale erudizione, ma ciò, evidentemente, non significa che il primo isolano che ne scriva, divenga lo scopritore della notizia storica in questione. Se mai, ne diviene il divulgatore, sempre che ne faccia una corretta diffusione, e quando diciamo “corretta”, intendiamo riferirci non all’interpretazione personale che ne fornisce, in cui egli impegna il suo sapere e la sua capacità critica, ma al “dovere scientifico” che implicitamente lo obbliga, nel caso voglia fare anche opera storica, a premettere l’esegesi critica che lo ha preceduto nella trattazione dell’argomento che si accinge a diffondere e commentare.

Ci è palese che Lei conosca bene il testo del dott. La Greca, e quindi avrà certamente notato la bibliografia di supporto dallo stesso riportata. Non si è forse accorta che in tale davvero succinta bibliografia non vi sia nemmeno l’ombra dei numerosi autori che hanno partecipato al dibattito storico che si è prodotto sull’argomento già a partire dall’Ottocento e che è continuato nei primi settanta anni del Novecento? Ha letto forse in essa i nomi di Salvatore Bongi, Fritz Kern, Pietro Silva, L.A. Botteghi, M. Lupo Gentile, William Heywood, Ottavio Banti, Giuseppe Scalia etc., tanto per citare quelli principali che hanno fornito il contributo più determinante all’esame della questione? Si è accorta forse, signora Carbone, delle inesattezze in cui è incorso dott. La Greca, proprio per non avere utilizzato tale imprescindibile letteratura? La mancata citazione degli autori testé citati, che sono quelli che hanno affrontato la faticosa ed ampia problematica delle fonti annalistiche pisane alle quali è legato l’episodio della conquista di Lipari si deve addebitare ad una lacuna culturale del dott. La Greca o forse ad una deliberata sua scelta? Se fosse vero il primo caso, oppure il secondo, quale giudizio Lei crede se ne trarrebbe dello studioso che avrebbe prodotto un lavoro così concepito?

E dov’è infine la letteratura più aggiornata inerente allo sfondo storico in cui l’episodio di Lipari si è venuto a verificare? Vi sono almeno alcune decine di titoli fondamentali che sono stati omessi. Al loro posto, nella bibliografia rappresentata, compaiono solo 18 titoli, alcuni dei quali appartenenti a consumate icone della cultura locale, ed altri, per lo più obsoleti e superati, che, per di più, nulla o pochissimo hanno a che vedere con l’argomento trattato. Un lavoro di mera compilazione, quindi, disordinato, precario e acritico ci è sembrato quello del dott. La Greca, che non utilizza nemmeno alcuni determinanti risultati acquisiti, sicuramente di sua conoscenza, come quello inerente all’apparizione a Lipari di monete bizantine del secondo quarto dell’XI secolo, la cui portata storica messa in rilievo già nell’anno 2000 in “Byzantino-Sicula III”, la prestigiosa rivista dell’Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici (Quaderno n.15), è stata più ampiamente divulgata nel 2001, nel volume dal titolo “Alla ricerca di Lipari bizantina”. Le monete menzionate si rivelano infatti reperti fortemente diagnostici, almeno cronologicamente, e costituiscono il primo ed unico dato veramente dimostrativo del ritorno alla cristianità di Lipari nel periodo che corrisponde proprio a quello presunto per la conquista di Lipari da parte dei Pisani (:1035-1050 circa). Quanto abbiamo finora riferito riguarda l’aspetto metodologico del lavoro compiuto dal dott. La Greca, ma veniamo ora all’aspetto significativo che attiene alla interpretazione storica dell’avvenimento da lui fornita.

Ebbene, essa è del tutto difforme da quanto viene tramandato dalle fonti storiche tradizionali e dalle testimonianze di altra derivazione e provenienza, le quali suggeriscono il quadro di uno stanziamento arabo di modesta entità, che, all’eventuale arrivo della flotta pisana, molto difficilmente avrebbe potuto resistere ad un attacco militare. Verosimile a noi è sembrato, pertanto, la  versione di alcuni annalisti che tramandano l’abbandono preventivo di Lipari da parte degli Arabi all’annuncio dell’arrivo della flotta pisana. Il dott. La Greca, dando credito alle descrizioni dell’avvenimento fornite dal Roncioni e dal Tronci, che scrivono tra il XVI e il XVII secolo, rappresenta invece una Lipari araba abbastanza munita e lo scenario di una aspra battaglia, senza indagare, peraltro, sulle motivazioni che avrebbero indotto i predetti cronisti ad esagerare i contorni dell’evento e ad inventare di sana pianta situazioni, fatti e personaggi. È stato infatti anche per l’inattendibilità di tali fonti, oltre che per altre ragioni, da noi già rappresentate, che qualche studioso moderno è stato ragionevolmente indotto a credere che la conquista pisana di Lipari non sia in realtà mai avvenuta. Se infine, noi, signora Carbone, siamo pervenuti alla conclusione che  la conquista di Lipari si sia realizzata, superando le suaccennate obiezioni, non è stato certo ripetendo quello che era stato affermato al riguardo prima ancora che le predette obiezioni venissero mosse, così come ha fatto acriticamente il dott. La Greca, ma percorrendo nuove piste di  ricerca sulla base di quelle a carattere critico precedentemente prodotte (totalmente omesse invece dal dott. La Greca) e sulla scorta di nuove scoperte da noi compiute già dieci anni prima che l’autore eoliano da Lei perorato scrivesse. Nuove piste, nuovi dati ed ulteriori studi che ci hanno portato a formulare una serie di verosimili ipotesi, che, sappiamo bene, rivestono un carattere meramente induttivo. Una inconfutabile prova obiettiva della venuta pisana a Lipari nel 1035 non è stata infatti ancora trovata, anche se appare certo, grazie alla documentazione da noi prodotta sin dall’anno 2000, che l’isola, a partire dal 1035, non sia stata più sotto il giogo degli Arabi. Per tutto quanto abbiamo riferito e per molte altre ragioni, che sarebbe lungo esporre, l’opuscolo prodotto dal dott. La Greca ed edito dal Centro Studi di Lipari nel 2009, ci è apparso in verità irrilevante nella economia generale della problematica  in questione e pertanto non è stato da noi preso in considerazione.

Lipari, arabi&pisani. Lettera aperta alla signora Silvia Carboneultima modifica: 2011-02-04T13:53:38+01:00da leonedilipari
Reposta per primo quest’articolo