Vincere un concorso non conferisce patente nè di probità, nè di rigore cartesiano, nè di stacanovismo, nè di cultura latu sensu. Sempre a demolizione della piena fiducia un esempio per così dire terra terra. Non è raro che la Corte di Cassazione si pronunzi in maniera difforme sulla medesima questione, l’ una volta accogliendo, l’altra respingendo la stessa tesi.
Che l’ imputato diffidi di chi lo giudica, peggio ancora di chi lo accusa, mi pare cosa ovvia. Quando poi concorrono una serie di circostanze per così dire anomale, il diffidare può legittimamente sfociare nel sospettare. Quel che affermo, piaccia o non piaccia, è convincimento diffuso. Qualche decennio addietro mi venne regalato un pregevolissimo libro, dal titolo “Proverbi Siciliani”, un buon terzo del quale era dedicato propio all’ amministrazione della giustizia. Ed i proverbi riportati non erano per nulla lusinghieri nei confronti di questa. Ed allora? E’ certo che da un sistema giudiziario non può prescindere una qualsivoglia società, ma prendiamo tale sistema per quel che è, non dimenticando che ognuno è innocente sino a sentenza definitiva. Se solo si ponesse mente a questo, se da mere imputazioni, o sentenze non passate in giudicato, non si facessero discendere effetti perversi, limitativi dei diritti civili e politici di ciascuno, allora tanti clamori, oggi, non vi sarebbero.