Il Csm, Ingroia va ad Aosta. “Scelta punitiva, non lascio la toga”

aingroia.jpgL’ex pm di Palermo Antonio Ingroia è stato trasferito alla procura di Aosta come sostituto. Lo ha deciso il plenum del Csm con 19 voti a favore e 7 astenuti. Si è quindi preferito derogare alla circolare del Csm che stabilisce che chi si candida non può tornare a fare il pm che non alla legge sul sovrannumero, visto che al tribunale di Aosta Ingroia sarebbe in sovrannumero, mentre in Procura c’è un posto.

Aosta è l’unica circoscrizione in cui Ingroia – che ha preso parte alle elezioni di febbraio con Rivoluzione civile – non si sia candidato e quindi l’unica in cui potrebbe riprendere la sua attività di magistrato. La terza commissione del Csm, che nei giorni scorsi aveva esaminato il caso, aveva proposto il trasferimento al tribunale di Aosta, ma Magistratura Indipendente ha avanzato la proposta di uno spostamento alla procura. Per trovare una soluzione unitaria il plenum del Csm, che già si era riunito ieri pomeriggio, ha rinviato a oggi la decisione.

Ingroia ha inviato al Csm una richiesta per essere ascoltato sulla questione del trasferimento ad Aosta ma il plenum del Consiglio è passato direttamente al voto che ha decretato lo spostamento del magistrato alla procura aostana. “C’è un orientamento contrario ad un ritorno della pratica in Commissione e a un’audizione in plenum”, ha spiegato il vicepresidente del Csm, Michele Vietti.

Vietti ha specificato che al Csm è giunto questa mattina un fax da Ingroia con la richiesta di essere ascoltato relativamente alla pratica dell’assegnazione di sede e quindi della vicenda di Aosta. Roberto Rossi, presidente della III commissione, che in questi giorni ha esaminato il caso Ingroia prima del passaggio in plenum, ha spiegato che “formalmente non si può chiedere un ritorno della pratica in Commissione nè credo ci sia un’ipotesi di audizione in plenum: c’è già stata un’interlocuzione”.

Rossi, inoltre, ha ritirato la proposta che prevedeva il trasferimento di Ingroia al Tribunale di Aosta ed è quindi rimasta valida ed è andata ai voti in plenum la proposta di Magistratura Indipendente finalizzata al trasferimento del magistrato alla procura. “Ritengo utile – ha detto Rossi – per la salvaguardia istituzionale del Csm ritirare la mia proposta: su alcune vicende il Csm deve essere unito”.

Antonio Ingroia risponde a caldo. “Dimissioni imminenti? Direi di no. Magari qualcuno lo vorrebbe e non l’ho fatto finora per non dare questa soddisfazione. Il punto è se permarranno condizioni per svolgere il mio ruolo con la toga in modo dignitoso, facendo ciò che so fare, non ciò che non so fare”. Parla di scelta “dal sapore punitivo”. E a chi lo accusa di essersi preso gioco delle istituzioni, risponde: “Come tutti gli uomini delle istituzioni sono stato io usato dalle istituzioni e l’ho fatto con massima dedizione e rispetto, con quell’attaccamento alla toga per cui mi è sempre venuto difficile distaccarmene definitivamente”.

L’ex pm di Palermo non rinnega la sua scelta di scendere in politica: “Un pezzo d’Italia – dice – andava rappresentata. È rimasta fuori dal Parlamento, ma il Parlamento è in stallo e con un pizzico di presunzione dico: chissà se noi ci fossimo stati”. E aggiunge: “Ho fatto per 25 anni il magistrato in Sicilia, in trincea, sempre scortato: la decisione del Csm è ingenerosa, visti i tanti magistrati che sono stati abbondantemente autorizzati agli incarichi più diversi, negli organismi pubblici più disparati”.

Ingroia aveva chiesto al Csm di essere sentito, ma il plenum è passato al voto, con “un rifiuto un pò sprezzante – obietta – di ascoltare le mie ragioni: meritavo questa minima attenzione, credo. Né si sono prese in considerazione vie d’uscita che avevo proposto, come l’incarico offertomi da Crocetta per Riscossioni Sicilia. Questo indica che avevano già una decisione in testa e intendevano scartare le opzioni che avrei sottoposto, opzioni praticabili che consentivano di mettere a frutto la mia esperienza”.

Tra queste, la Procura nazionale antimafia, per cui però – osserva qualcuno – serve un concorso. “Per ogni ufficio giurisdizionale – replica Ingroia – c’è un concorso. Il punto è se esistevano opzioni che con saggezza istituzionale potessero consentire di non disperdere il patrimonio professionale, come la Procura nazionale antimafia o un distretto giudiziario sede di procura antimafia”. In Csm non è piaciuta l’affermazione di non voler fare il “pensionato d’oro” ad Aosta. “La terza commissione – spiega Ingroia – proponeva che io andassi ad Aosta come giudice in sovrannumero: per questo ho usato quell’espressione, non per la sede. Lì come giudice avrei trovato difficoltà a lavorare, sarei stato quasi disoccupato. Poi il plenum è passato all’incarico da pm facendo un’eccezione a una regola. E si è derogato in base a valutazioni burocratiche: di fronte a un magistrato con una sua storia, un bagaglio professionale, vogliamo valorizzarne la competenza o applicare in modo burocratico regole e regolette, alcune del tutto irrazionali? Se alle politiche mi fossi candidato anche ad Aosta, cosa avrebbe fatto Csm? È ovvio che questa regola non ha senso: serviva una saggezza istituzionale che non mi pare ci sia stata”.

Hanno influito motivi “politici” in senso lato, come l’inchiesta Stato-mafia, le intercettazioni di Napolitano, che è anche vice presidente del Csm? “Mi rifiuto di pensarlo. Non tocca a me fare interpretazioni. Registro che sono stato sottoposto a un trattamento deteriore e ingiusto e per quanto possa fare il più spietato esame di coscienza non vedo quali colpe debba espiare: mi rifiuto di credere che c’entrino le indagini svolte nei confronti di tanti potenti, l’inchiesta su mafia e istituzioni, l’esercizio di diritti costituzionali come l’elettorato passivo o la libertà di espressione”. Quanto a un ricorso al Tar contro la decisione del Csm, “lo valuterò nei prossimi giorni: certe decisioni non si prendono a caldo. Attendo la notifica del provvedimento e poi deciderò. Ma non si esclude mai nulla”.

LA NOTA PREECDENTE. L’ex pubblico ministero di Palermo Antonio Ingroia, reduce dal fallimento di Rivoluzione Civile alle scorse elezioni, non può andare a presiedere la Riscossione Sicilia spa, la società che riscuote le tasse per la Regione. A negare l’autorizzazione a ricoprire l’incarico è stata la Terza commissione del Consiglio superiore della magistratura (Csm). Il magistrato aveva chiesto il collocamento fuori ruolo e l’aspettativa. Già in casi analoghi precedenti il Csm non era stato favorevole a concedere a magistrati di ricoprire incarichi dirigenziali nelle Asl, all’Agenzia delle Entrate o presso delle Authority.

Il Csm, Ingroia va ad Aosta. “Scelta punitiva, non lascio la toga”ultima modifica: 2013-04-10T16:19:00+02:00da leonedilipari
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