Da Cagliari in linea Felice D’Ambra

fdambrapiccola.jpgdi Felice D’Ambra

L’Antico Rito Funebre Barbaricino.

Novembre, da sempre è stato considerato il mese dei morti, eppure in questo mese vi sono molte iniziative che fanno dimenticare che il mese sia dedicato esclusivamente ai soli defunt.

Dopo la festa di tutti i Santi di ieri venerdì primo novembre, oggi tutti al cimitero per la giornata della commemorazione, e tutti con doveroso rispetto a depositare un fiore sulla tomba di tutti i defunti del mondo; e trascorrere in doveroso silenzio assieme ai loro cari che sono passati a miglior vita, momenti di commozione e di preghiera, e ricordare anche quei migranti che quasi giornalmente perdono la vita nel profondo mare di Sicilia e non.

Nella pittoresca e arcaica Sardegna dei quattro mori bendati, di quell’interno delle Barbagie, che ha conservato intatte autentiche tradizioni e antichissime testimonianze; tramandate dai popoli precedenti, nelle case dei villaggi e paesi sperduti tra le montagne del Gennargentu, dove l’aratro è soltanto un miraggio, gli abitanti vivono prevalentemente di un’economia agricola pastorale. Qui, in ogni famiglia composta soltanto da anziani, vecchi e bambini, e, dove i giovani continuano a spopolare i paesi, ed emigrare all’estero, in cerca di un lavoro sicuro. E così gli anziani, i vecchi come le donne, devono curare il proprio orticello zappando la terra, per le provviste invernali e quando c’è freddo, le vecchie case sono scaldate dal solo “su foghile”. Soltanto le tradizioni degli antichi e vecchi riti funebri sono mantenute da vere testimonianze degli abitanti che con grande sacrificio tornano anche dall’estero. Questa gente fiera, vive nel rispetto delle regole e delle tradizioni e quando, qualcuno della comunità o di casa muore di malattia, o ammazzato dalla faida, o di vecchiaia, i familiari, come da usanza, praticano una particolare cerimonia di scena funeraria basata su antiche tradizioni. I parenti del futuro morto, gravemente ammalato, addolorati per la triste perdita che subiranno, si accingono commossi alla preparazione e vestizione del triste evento come da usanze del luogo. Il moribondo ormai senza possibilità di vita, è steso su una stuoia accanto al fuoco assistito dai parenti più stretti, in attesa dell’ultimo respiro. Erano soprattutto le donne adulte di casa che accudivano e si preparavano al rito dell’attittadoras (le donne prefiche), che intonavano le lamentose litanie che lodavano le gesta in vita del morto. I parenti più stretti si lamentavano ad alta voce battendosi il petto e strappandosi i capelli. In quest’antico rito funebre, la parente più stretta accendeva una candela benedetta e con questa faceva il segno della croce sulla fronte del moribondo e al momento giusto poco prima della fine, gli chiudeva le labbra affinché al morto non gli sfuggissero segreti di famiglia, che non dovevano mai, essere sbandierati ai quattro venti e di conseguenza essere di dominio pubblico. Il morto era adagiato su assi di legno montate come un catafalco detto “bànco de mortos” mentre i suoi piedi come da un’antica usanza romana (ancora in uso), dovevano essere rivolti verso la porta, mentre sul petto era posato un crocefisso. Dopo l’attimo fuggente e dopo ultimo anelito, terminata la preparazione della vestizione del defunto, le parenti più intime si siedono ai lati del morto dando inizio alle condoglianze dei parenti, del vicinato e amici. Il cerimoniale delle condoglianze del defunto, anticamente era chiamato “Su Krùmpiu” o “Sa bisita”, ed era solo obbligo delle donne riceverle, mentre gli uomini, stavano in un’altra stanza a ricevere le condoglianze dei soli uomini e come d’abitudine, a parlare del defunto e bere vino e fil’e ferru (acquavite fatta in casa). Ancora oggi nel terzo millennio, in questi paesi della Barbagia dove le ataviche tradizioni imperano, è sempre viva l’usanza di lasciare tutta la notte i posti liberi e la tavola  apparecchiata per offrire ospitalità ai parenti defunti che tornano la notte dei morti a far visita. E’ anche di antica usanza, come avviene nel resto del nostro Paese, fare trovare ai ragazzi e bambini, dolci e doni portati dai defunti e fatti trovare ai piedi del letto.

Attraverso il Notiziario online delle Isole Eolie di Bartolino Leone, che arriva nelle case Eoliane e soprattutto agli Eoliani sparsi nel mondo e non, auguro a tutti,

“Una Buona Commemorazione”

Da Cagliari in linea Felice D’Ambraultima modifica: 2013-11-02T16:04:48+01:00da leonedilipari
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