di Stefano Imbruglia

Arsenico e poltroncine.

Da quando Giovanni Maggiore si è dimesso è diventato molto popolare. Diversi  hanno pubblicamente espresso solidarietà, altri si sono complimentati per il rinsavimento e altri ancora hanno apprezzato la denuncia. Anch’io gli porgo la mia solidarietà umana che si accompagna però ad un profondo disappunto politico. Non so dire se i motivi del suo allentamento siano dovuti alla sua operosità, anche se  leggendo l’elenco delle cose fatte mi sembravano più opere di ordinaria amministrazione che altro.  Ma non è questo quello di cui vorrei parlare. Mi soffermerei sulla denuncia dell’improvvisazione e mancanza di programmazione che caratterizza questa amministrazione. La critica mi trova pienamente d’accordo. Mi lascia perplesso il ritardo con il quale Maggiore si è ero reso della superficialità che caratterizza questa amministrazione e che senta il bisogno di denunciarlo solo ora che ha presentato le dimissioni ( sono mesi che si parla del suo allontanamento).  Ritardo nella denuncia che gli toglie credibilità e la fa assomigliare più ad una vendetta. Considerando che il sindaco Bruno è al suo secondo mandato e che nei primi cinque anni di amministrazione (si fa per dire) non si era certo distinto per le sue doti amministrative, domando all’assessore Maggiore perchè ha accettato di andare al massacro politico? Perché non ha presentato denuncia quando le è stata tolta la delega ai servizi sociali, o quando ha scoperto che le cifre stanziate per la promozione turistica erano ridicole, oppure  quando sulla controversa questione dei trasporti il sindaco lo ha dato in pasto all’opinione pubblica? In attesa delle risposte, mi auguro che questa storia possa servire da insegnamento per i prossimi tre agnelli sacrificali che sono destinati a prendere il posto di Giovanni e degli altri due assessori scaricati.