Da Torino in linea Michele Sequenzia

msequenzia.jpgdi Michele Sequenzia

Il mio caro amico Andrea Panzavolta, coglie con rara sensibilità il pericoloso declino della nostra vita  democratica.

Condivido pienamente le sue acute, dolorose  osservazioni. 

“Lo scrittore viennese Hermann Broch, in un suo saggio memorabile, chiamò «gaia apocalisse» i primi due decenni del ‘900 caratterizzati da un incontenibile vuoto di valori: i cittadini dell’Austria asburgica possedevano, sì, la saggezza di un’anima che presagiva il crepuscolo, ma la loro era una «saggezza da operetta», simile al genere musicale allora in gran voga.

Il risultato fu una progressiva fuga nella «dimensione impolitica» e la trasformazione della società in una «democrazia gelatinosa». La sensibilità del popolo, continua Broch, era attenta soltanto «all’attore e non alla pièce, allo strumentista e non alla musica».

Con buona pace dei postmoderni, il nostro tempo è un’estrema propaggine della «gaia apocalisse» viennese, scandagliata impudicamente da Broch e da Musil.

L’impolitica, termine in sé neutro, in Italia tende ad assumere forme deleterie per il vivere comune: il voto a Berlusconi e soprattutto al comico Grillo tradisce una fascinazione irresistibile per il musicista e una totale mancanza di giudizio critico sulla musica eseguita dal musicista.

Si rimane irretiti dai loro virtuosismi, si battono le mani fino a spellarsele dinanzi ai morbidi arpeggi e agli incantevoli glissando eseguiti dai loro strumenti, ma non ci si rende conto che le partiture eseguite non hanno né capo né coda.

I veri impolitici, invece, dicono basta a una musica scritta male, si soffermano con attenzione sul pentagramma e ne rivelano gli errori di scrittura.

I siparietti di Berlusconi e di Grillo hanno qualcosa di osceno e di terrificante: ci vorrebbe un pittore come George Grosz, anch’egli attivo durante la «gaia apocalisse», per stanare da quelle mutrie l’odio mascherato da impegno civile, la scaltrezza camuffata da intelligenza, il cinismo gabellato per qualità morale, la sgrammaticatura spacciata per alto eloquio.

 La matita copiativa sottratta da Grillo al seggio elettorale è un gesto di una violenza inaudita e a suo modo definitivo: come dire, dopo di me il diluvio.

Tutto è Kitsch in Grillo e non caso il Kitsch era la cifra della «gaia apocalisse»; e il Kitsch non è altro che l’infezione dei luoghi comuni, l’artificioso rivestimento estetico del brutto, la sostituzione del principio etico con quello dell’effetto.

Ma a quanto pare in Italia l’epoca triste dei clown agghiaccianti non è ancora finita.” 

Andrea Panzavolta -Forli

Da Torino in linea Michele Sequenziaultima modifica: 2013-02-27T09:27:00+01:00da leonedilipari
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