di Alessandro Giuseppe D’Angelo
Vulcano Piange. Oggi per Vulcano è il giorno dei se, il giorno dei ma, ci si interroga sugli strani fatti della vita, si scrivono articoli di cronaca per evidenziare carenze di ogni tipo, per cercare di migliorare le tante cose che non vanno nella nostra bella società “civile” così progredita, cosi emancipata, così freneticamente presa dai ritmi insostenibili che il quotidiano detta inesorabile, e chi si ferma?? è perduto e spuntano i dubbi, proprio qualche ora fa pubblicavo un articolo denunciando “a mio modesto avviso” la mala sanità sull’Isola temendo il peggio, come Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento, ed un amico, un padre di famiglia ed un grande ed onesto lavoratore,
improvvisamente muore e mentre cerco di dare manforte e sollievo alle figlie cercando di essere utile in qualunque cosa, ma coscientemente demoralizzato, mi sento aggredire verbalmente dal medico di turno per quello che ho scritto qualche ora prima, minacciando querele, invece di curarsi del dramma e
della disperazione dei familiari di questo grande uomo ormai ridotto ad un corpo privo di vita che giace sul letto.
Forse sono le prospettive diverse, il modo di affrontare le cose, il modo di vedere le cose, che mi vedono impegnato in maniera differente e con tanto zelo, forse quelle che per me sono esseri
viventi, amici, conoscenti, uomini, eroi invisibili che nel loro piccolo quotidiano con grande spirito di sacrificio, scrivono un pezzo di storia della nostra amata Isola contribuendo nella crescita e nel miglioramento sociale, sostenendo immani sacrifici al solo scopo di mandare avanti nel miglior modo
possibile una famiglia, senza farle mancare niente, per altri “diciamo addetti ai lavori” sono, siamo, solo dei numeri, dei codici identificativi, sopra i loro registri sanitari, forse la routine della loro professione li porta a quel distacco fisico e mentale che rende una persona insensibile, come una corazza invalicabile che non deve essere scalfita, chi lo sa, forse hanno ragione loro ed io torto come sempre.
Ma quando vedo quelle tre povere figlie, così attaccate ad un padre che giace esanime su di un letto, che piangono di disperazione, è più forte di me e non riesco a pensare ad altro, il resto diventa il nulla. Solo qualche minuto prima eri andato in Guardia Medica, perché avvertivi stanchezza e malessere, perché te ne sei tornato a casa? nessuno potrà mai saperlo, ma forse avevi deciso di morire nel tuo letto, tra l’affetto dei tuoi cari. Ciao Antonio grande lavoratore, grande uomo, grande padre di famiglia, resterai sempre un esempio per tutti noi, riposa in pace.
LA NOTA PRECEDENTE. Premesso che sono un soccorritore che ha servito a titolo gratuito e come volontario, l’Isola di Vulcano e non, portando Ambulanze di tutti i tipi per undici anni, vantando nel Mio Curriculm Campus addestrativi di protezione civile, servizi attivi emergenziali di carattere Nazionale,
calamità naturali attivate con decreto Prefettizio, anche e soprattutto fuori sede, corsi di formazione indetti dal 118, dalle Misericordie D’Italia, dall’Ala soccorso Vulcano e per ultimo dalla Croce rossa, che sono in possesso dell’attestato per l’uso del defibrillatore rilasciato dal C.N.E. Centro Nazionale di Emergenza, conseguito con il più alto voto tra tutti i partecipanti dell’Arcipelago tenutosi a suo tempo in Lipari promotrice la Dottoressa Angela Mazziotta, nonché di numerosi attestati di lode e merito rilasciati da una variegata porzione di società a vario titolo sia Amministrativo che della stessa Guardia medica locale ecc. ecc. e tutti quanti per iscritto e facilmente costatabili.
Assodato che in materia ho qualche esperienza, scrivo perché sono stato testimone di gravissimi episodi di mala sanità, ovvero, nella giornata di ieri mi è stato riferito che una donna residente sull’Isola mentre si trovava nel bagno di casa sua, è improvvisamente svenuta, perdendo conoscenza sbattendo rovinosamente in terra, il marito in preda al panico, sfondando la porta del bagno “chiuso da dentro” soccorreva la donna e notava una fortissima emorragia non dovuta alla caduta, ma per diversa patologia “che per privacy non posso menzionare”, la stessa versava supina in gravissimo stato confusionale incapace di intendere ed interagire anche alle più semplici stimolazioni verbali rivoltegli dai familiari, riversa in una pozza consistente di sangue, condotta immediatamente in guardia medica, è stata inviata all’ospedale di Lipari senza alcuna assistenza medica, senza alcuna emergenza medica, a bordo della macchina del figlio, allo sbaraglio tra l’angoscia dei familiari senza sostegno neanche psicologico, imbarcata su una nave, come fosse un animale e non un essere umano, giunta dopo due ore al pronto soccorso di Lipari, i medici hanno immediatamente allertato il 118 portando di urgenza la paziente all’ospedale Papardo di Messina con l’elisoccorso in codice rosso, salvandogli in extremis la vita.
In data odierna verso le 12,30, il sottoscritto allertato dai fatti accaduti in precedenza, venendo a sapere di un ulteriore pronto soccorso, ha potuto constatare quanto segue: il sottoscritto è arrivato almeno un quarto d’ora prima della stessa ambulanza, il medico è giunto con il proprio mezzo dell’A.S.L, senza accompagnare ne assistere la paziente almeno dieci minuti prima della stessa
ambulanza, all’arrivo, la paziente a bordo, lamentava un fortissimo dolore all’altezza del collo femorale destro, la stessa non era ne stabilizzata in modo idoneo “come da protocollo” nell’apposita barella “ovvero ben fissata in modo da poter viaggiare senza subire ulteriori traumi, non era fermata con l’
apposita imbragatura detta a ragno, ma con delle semplici cinghie che tra l’atro sono sconsigliatissime in caso di sospette fratture, non aveva alcun tutore per poter stabilizzare l’arto fermandolo da movimenti involontari, che essendo libero di ruotare, provocava lancinanti dolori alla paziente
visibilmente provata ed esausta, che è stata costretta in balia dei forti scossoni dovute alle strade impervie, sul un mezzo di soccorso per quasi otto kilometri fino all’elipista di Emergenza sita in contrada Piano, avendo subito un trauma da caduta non gli è stato applicato il collare di protezione
“come la legge prevede per obbligo” e non aveva neanche posizionato il telo gommato, per attutire i colpi tra la barella spinale “fatta di materiale rigidissimo” ed il corpo della paziente, al fine di poterla spostare con le apposite maniglie in tutta sicurezza senza doverla muovere manualmente e continuamente.
Tutte operazioni che sono state successivamente e prontamente effettuate dagli operatori del 118 giunti sull’Isola, con grande perdita di tempo e con grande sofferenza della paziente stessa che è stata costretta ad essere mossa per l’ennesima volta, al fine di essere stabilizzata correttamente e professionalmente e trasportata in elicottero in completa sicurezza, operazione che avrebbero dovuto svolgere i soccorritori dell’Ambulanza al momento del soccorso. Ricordo che un osso “in questo caso il più grande del nostro corpo, essendo spezzato potrebbe essere molto tagliente e lacerante aderendo ai tessuti molli adiacenti ovvero tendini, vasi sanguigni muscoli ecc., pertanto lasciato libero di muoversi in modo del tutto involontario, innaturale ed imprevedibile, poteva come un rasoio nel burro, recidere facilmente una arteria “appunto quella femorale, che è una delle più grandi del nostro corpo” dissanguando la paziente nel giro di neanche cinque minuti, se consideriamo che l’elisoccorso giunge sull’isola in minimo venti minuti, traete le Vostre conclusioni.
Per finire è uscito un personaggio tale “Manlio Cilona” che si trovava alla conduzione con la divisa da Croce Rossa, ma con le scarpe in suola da matrimonio “altra cosa fuori protocollo poiché in servizio si debbono adoperare solo scarpe antinfortunistiche, per legge” senza guanti di protezione ed in una situazione igienico sanitaria personale oserei dire precaria e molto discutibile, tutte queste considerazioni del sottoscritto, sono regole e protocolli obbligatori, sia per i soccorritori volontari, che per i professionisti della sanità a qualsiasi livello, poste in essere a garanzia del paziente e completamente vincolanti e perseguibili per legge. Gli operatori del 118, conoscendomi ormai da tantissimi anni “anche perché sono stati la maggior parte Miei istruttori” hanno chiesto il mio aiuto, lo stesso capo servizio sig. Manlio Cilona mi ha allontanato in malo modo, impedendomi di fatto di assistere i sanitari, facendosi aiutare “dopo che stava facendo cadere la paziente dalla barella davanti ai parenti della stessa, dai familiari della paziente che non essendo degli operatori qualificati hanno dato il contributo che potevano in considerazione del malessere psicologico in cui versavano e da qualche altro isolano accorso per curiosità sui luoghi, ditemi se questa è professionalità, civiltà e serietà, a voi il giudizio.
Ho più volte sollecitato in passato la Magistratura sui fatti superiormente esposti che sta lavorando con le tempistiche che conosciamo, adesso è arrivata l’ora di rendere pubblica la cosa, prima che accada l’irreparabile per il bene dei cittadini ed in prossimità della stagione estiva, premesso che alcuni di detti soccorritori in servizio, sono stati già querelati “oltre che dal sottoscritto” anche da alcuni turisti, e sono stati rinviati e sottoposti a giudizio in corso “il sottoscritto è stato pochi giorni fa citato come testimone in uno dei tanti procedimenti” per fatti di negligenza ecc. ecc. questa anche se vorrei, non è una barzelletta, ma la pura realtà dei fatti, che qualche balordo senza scrupoli, cercherà di far passare per una menzogna come spesso accade, ma tanto a pagare sono sempre i poveri cittadini.
Chiudo con una massima che cita: è questo il difficile…… ed è li che gli stolti e gli ignoranti trovano riparo, in tutti i campi “politica, sanità, giustizia………” con la scusa di “voler fare del bene…..facendolo
palesemente male “Non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene. Denis Diderot.
Giuseppe Alessandro D’Angelo
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