Dalla Romagna in linea Massimo Ristuccia. I ricordi

mristuccia2.jpgdi Massimo Ristuccia

La Scuola Elementare

E’ ora della sveglia, una voce e una mano mi svegliano, una tazza di latte e via. Il tragitto in macchina da casa a scuola è breve, lungo il tragitto ci fermiamo dal fornaio per prendere il pane  e arriviamo a scuola, devo scendere velocemente, non essendoci posto per parcheggiare, un saluto a papà e corro su per  quella leggera salita che porta all’ingresso, ci sono tanti bambini  con il grembiulino, distinti da un fiocchetto di colore diverso, bianco, blu, verde, rosso, tricolore, secondo la classe che si frequenta. Entro in classe, appena il tempo di fare un po’ di baldoria con i compagni e subito dopo arriva il maestro, c’è un solo maestro che insegna tutte le materie e, di solito, ti segue dalla prima alla quinta elementare. Un giorno mentre il maestro sta spiegando qualcuno grida l’aereo”, sentendo il rumore e tutti corriamo verso la finestra, passato l’aereo l’avvistatore” si becca un bel “cucuzzone”. Per l’indomani  dobbiamo fare una ricerca sul carbone, io con altri compagni, inizio a cercare sull’enciclopedia  o su libri vari e copio sul quaderno quello che trovo sul carbone, intanto i miei compagni essendo più veloci a scrivere finiscono prima e vanno a giocare a pallone, rimanendo solo io a trascrivere pagine e pagine sul quaderno.
Finalmente quando finisco corro giù e mi sfogo anch’io nel cortile di casa di mio cugino dove nel frattempo erano arrivati altri amici.
Come al solito non essendoci spazi adeguati per giocare, tipo prati o terreni spianati, giochiamo in qualsiasi spazio “cementato” e anche quando il terreno c’è, dura poco, presto viene recintato o sorge una casa.
Mentre stiamo giocando Andrea tira una grande pallonata che esce dalla parte della strada proprio nel momento che sta passando una “500”
(mitica utilitaria FIAT dell’epoca), sentiamo un gran botto, capiamo che il pallone ha colpito l’auto e subito dopo sentiamo la macchina
che si ferma, qualcuno che scende allora in un niente ci “dileguiamo” tutti.

L’indomani a scuola il maestro controlla la ricerca che abbiamo fatto ma arrivato al mio quaderno, avendo io una scrittura che prende molto
spazio, visto il numero delle pagine, non la legge neanche, diciamo che si fida!!
Il tempo trascorre gli anni passano, siamo giunti in quinta elementare. Il giorno degli esami io sono seduto di fronte il mio maestro e ad altri insegnanti e sto ripetendo la “rivoluzione americana” (argomento che mi ero preparato per bene), ma iniziano a distrarsi a parlare tra di loro, mi sto arrabbiando ma il mio maestro richiama la loro attenzione ed io concludo brillantemente. Alla fine è andato tutto bene, il primo esame scolastico è superato e ricevo come regalo per la promozione una canna da pesca.
Che dire di quei maestri, una generazione ormai quasi del tutto scomparsa, nati, cresciuti o vissuti durante la seconda guerra
mondiale con un bagaglio di esperienza immenso, tutti venivano da una gavetta fatta di periodi d’insegnamento in altre isole o frazioni di
esse, quando ancora alcuni di quei posti si raggiungevano a piedi, dove non esisteva, ancora, l’energia elettrica, ma qualcuno ha vissuto
anche dei momenti speciali, come un giovane maestro che trovandosi, in quell’anno, nell’isola di Vulcano, assistette alle riprese
dell’omonimo film con la “Magnani” (resta il ricordo della foto con la dedica).
Caratteri diversi: c’era il maestro o la maestra dai modi più semplici, quello/a più sofisticato/a, quello/a che ti faceva dire le
preghiere, quello/a più cattivo/a; ma, qui, dobbiamo aprire una piccola parentesi: per cattivo intendo dire coloro che ricorrevano a
delle punizioni per tenere a freno qualcuno troppo vivace, qualche monellone, di solito la maestra usava punizioni tipo “dietro la
lavagna” , mentre il maestro ricorreva all’uso della “bacchetta”, allora di legno, o a qualche bel “cucuzzone”.

Dalla Romagna in linea Massimo Ristuccia. I ricordiultima modifica: 2010-12-03T20:44:00+01:00da leonedilipari
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