di Salvatore Leone
E’ storia vecchia, ma ricca. La sabbia, la nostra sabbia che si impiegava nell’edilizia. Oggi cavare è diventato un brutto reato, un reato ambientale. La sabbia che dalle montagne liberamente scivola a valle, modificando drasticamente l’orografia dei luoghi. Per l’Ente Miniere,la sabbia che si stacca da sola dalla montagna può essere raccolta e buttata a mare. Occorre l’autorizzazione del distretto dell’Ente Miniere e della Capitaneria di Porto. Se invece deve essere buttata in mare della classica e semplice terra (non inquinante), proveniente da scavo, questo non è possibile. E non è possibile ottenere nè il nulla osta dell’Ente Miniere nè della Capitaneria di Porto. Se l’ammasso di sabbia che è arrivato a Calandra, fosse stato opera di un cavatore abusivo, lo stesso avrebbe subito una condanna penale, per cava abusiva ed alterazione delle bellezze naturali dei luoghi. Ma la natura, che ha scavato da sola, gode del privilegio di non essere processata. Nessun reato da contestare, nessuna danno ambientale, perchè opera della natura che può a proprio piacimento modificare i luoghi “Patrimonio dell’Umanità”, e lasciare scorrere nel torrente Calandra, la mole di materiale sino a raggiungere la battigia.
Che strana sorte! Ma anche se ciò dipende dalla natura, un colpevole omissivo ci sarà, in quanto sino
ad oggi non ha impedito tale calamità naturale, permettendo alla sabbia di staccarsi dalla montagna, percorrere chilometri, distruggendo e travolgendo tutto ciò che incontra, deturpando anche la bellezza dei luoghi. La responsabilità di questo strano colpevole stà nella circostanza che non ha posto in essere alcuna azione diretta ad impedire tale disastro ambientale. E questo discorso vale anche per la discarica selvaggia di Annunziata che si trascina almeno da oltre 30 anni. E ora si è ribellata e ha eruttato sull’abitato di Lipari centro tutto il materiale abusivamente depositato. In molti ormai li chiamano ambienti politici “Patrimonio di tutti”. Anzi di pochi. Baciamo le mani.
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