di Felice D’Ambra
Domenica 4 novembre 2012 si celebra in tutta Italia la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, soprattutto al Sacrario di Redipuglia, dove nel 1918, con l’entrata delle truppe italiane vittoriose a Trento e Trieste, dopo quasi 4 anni, si concludeva quella che fu definita
“Grande Guerra” che definiva il processo di unificazione nazionale.
“La difesa della Patria è un sacro dovere del cittadino”.
Le Forze Armate italiane, sono l’insieme delle tre più un’Arma elevata al rango di Forza Armata. In ordine di anzianità sono: Esercito Italiano, Marina Militare, Aeronautica Militare, Arma dei Carabinieri (il decreto legislativo del 5 ottobre 2000, N° 297, l’ha elevata al rango di Forza Armata, rendendola autonoma nell’ambito del Ministero della Difesa. L’Organizzazione delle Forze Armate, è stata caratterizzata da una rigida struttura gerarchica, anche se negli ultimi anni numerosi ed importanti mutamenti legislativi, hanno introdotto varie novità, permettendo l’apertura del servizio militare alle donne, che hanno profondamente modificato tale caratteristica.
La giornata delle Forze Armate del 4 novembre, dall’entrata dell’esercito italiano a Trento e Trieste ha determinato la fine del dominio austriaco e il trattato di pace che ha concluso la prima guerra mondiale. “Ma chi è oggi interessato alla storia d’Italia? Secondo il mio parere, oggi, i più diretti interessati, sono quelle migliaia e più d’italiani senza lavoro che cercano di far parte di quella vita militare, che a ragione del vero: assieme completano le carriere più sicure e interessanti del momento che al pari della carriera politica di coloro che la praticano per mestiere visto la loro vita naturale durante, assieme anche alla politica dei sindacati nazionali e non.
Personalmente considero la giornata delle Forze Armate un gesto alla memoria dei caduti della Grande Guerra 15/18, anche se consapevole che nel mondo della dimenticanza, oggi tale ricorrenza passa quasi inosservata dai più, tanto da sembrare quasi non voler essere ricordata neppure dai quei combattenti in vita (veramente pochi, visto che sono passati 94 anni) di una volta che l’hanno vissuta, e da quei giovani di oggi che non l’hanno conosciuta, se non per sentito dire o per aver studiato la storia di quella lunga e sanguinosa guerra, che ha visto coinvolto il nostro esercito contro gli austriaci e ungheresi.
Partito da Taormina, mi sono ritrovato nella meravigliosa Saint Vincent per poi recarmi ad Aosta, a lavorare per la stagione estiva in un albergo di Cogne. In pieno luglio, ricevetti la cartolina che m’invitava a presentarmi al C.A.R. (Centro Addestramento Reclute) di Arezzo. Direttamente da Aosta e senza rientrare a Taormina, mi recai in caserma per il giorno stabilito. Dopo tre mesi di duro corso di specializzazione al tiro, venni trasferito all’84° Rgt. Artiglieria Pesante Campale di Padova. La stupenda Città di Savonarola, della Basilica di Sant’Antonio, di Prato Della Valle e dello storico Caffè Pedrocchi (noto come Caffè senza porte) che dal 1848 era punto d’incontro d’intellettuali, studenti, artisti, accademici, uomini politici e Dottori di fama Internazionale.
Ho prestato per diciotto mesi della mia vita, il servizio militare come migliaia di soldati della mia età, al servizio della nostra patria. In quell’epoca, ho avuto modo di visitare in lungo e in largo buona parte del Veneto, del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia: Venezia, Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine, Asiago, Gallio Rovereto, Trento, Bassano del Grappa e il Ponte sul “Piave che mormorava”. Questo fiume è ben noto agli italiani per i tragici eventi avvenuti durante la Prima Guerra Mondiale, quando sul fronte italiano, il Gen. Cadorna, dopo la ritirata di Caporetto ordinò il ripiegamento al Piave. In seguito e con una nuova offensiva, le truppe italiane riuscirono ad arginare gli attacchi degli Austro-ungariche, dando così origine d’arresto del Piave.
Dopo varie battaglie, nell’ottobre del 1918 durante quella del solstizio, il Piave fu di nuovo teatro di combattimenti della vittoriosa offensiva italiana (Battaglia di Vittorio Veneto) e così il Piave, divenne un fiume sacro dell’Italia e il poeta E.A. Mario pseudonimo di Giovanni Gaeta, musicista, autore di canzoni come “Santa Lucia Luntana, Rose Rosse e Vipera”, scrisse in quell’anno “La Leggenda del Piave”. Durante il mio servizio militare in caserma m’è capitato di fare molti servizi e una sera a Padova, per il troppo freddo perdevo sangue dal naso, mi ricoverarono in infermeria e per mesi lì continuai a stare come scritturale, dopo di che mi mandarono in fureria. Ed è in questo reparto che ebbi la possibilità, quasi tutte le domeniche di recarmi a Venezia. Al Lido, conobbi una ragazza e per parecchi mesi ci frequentammo. Assieme a Lei, andammo a visitare il Grandioso Mausoleo del Sacrario Militare di Fogliano – Redipuglia, in provincia di Gorizia, uno tra i più grandi del mondo inaugurato nel 1938, dove custodite riposano le salme di Emanuele Filiberto di Savoia – Aosta dei suoi Generali e degli oltre centomila soldati caduti per la Patria, in quella Grande Guerra. Ricordo ancora con viva commozione la visita all’Ossario, perché proprio in quella occasione un mio compagno d’armi scattandomi una foto, mi riprese assieme alla ragazza che in seguito, a causa della foto, scopersi che lei pur parlando il veneziano, aveva origine liparote, in quanto la sua mamma aveva sorelle a Lipari che guarda caso, una abitava proprio vicino casa mia. Il breve rapporto con lei s’interruppe amichevolmente prima del mio congedo.
Da militare, da buon soldato e con grande disciplina eseguivo gli ordini e restavo sull’attenti durante l’alza e ammaina Bandiera del nostro tricolore. Ancora oggi in qualche occasione quando ascolto “Il Silenzio” (il motivo che mi riporta alle lunghe notti passate in caserma, quando sognavo il letto di casa, il mio lavoro, la mia libertà, ma anche all’ultima notte prima del congedo, quando in onore dei Congedanti, veniva suonato “Il Silenzio Fuori Ordinanza” e le lacrime scendevano copiose sul viso. Oggi nella giornata di Festa delle Forze Armate, il ricordo va alla memoria di tutti i caduti di quella “Grande Guerra” e non solo. Oggi, la tradizionale manifestazione celebrativa della Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate di Roma Presieduta dal Presidente della Repubblica, avrà luogo nella Piazza San Giovanni mentre per l’occasione, le caserme militari restano aperte al pubblico e in ogni Città e nel ricordo di molti combattenti e reduci, si ricorda una fase dolorosa di una pagina di guerra, festeggiando l’Unità d’Italia.
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